giovedì 28 febbraio 2013

NON TENGO MONETA, UN GUAIO PER TUTTI

Quando acquisto un abito, acquisto materiale, idee, tecnologia, lavoro: insomma valore. Con la moneta, remunero quel valore trasformandolo in ricchezza. Poi quell'abito lo indosso, lo uso; fatto alla Moda si consuma più in fretta, giustappunto per poterlo riacquistare, e vai col tango. Così il meccanismo gira: si ri-produce, ancora lavoro, si ricrea valore, nuovamente ricchezza ancor più crescita. Quando faccio questo, insomma, metto in campo risorse produttive indispensabili per il funzionamento del procedimento economico. Orbene, negli ultimi 15 anni il potere d'acquisto di oltre 6.000.000 di pensionati si riduce del 30%, come dice il Sindacato Pensionati; quando poi ci sono pure quelli che lavorano con stipendi fermi al 1997; altri ancora, più dell' 11%, che non lavorano e non guadagnano e se c'è pure chi da un lavoro, magari precario o part time, guadagna poco. Se tanto mi da' tanto, come faccio a fare quel che mi tocca fare per esercizio di ruolo? Ormale, non acquisto. Quando questo accade il valore di quell'abito invenduto si svaluta, non trova remunero il materiale impiegato, l'idea sviluppata, la tecnologia impiegata, il lavoro agito: niente ricchezza, tanta crisi. Un momento, sbirciando dentro cotanta crisi si mostra un fatto nuovo: allo svalutarsi del valore di quell'abito acquistano valore le risorse impiegate nel mio esercizio economico che il mercato, liberato dagli anabolizzanti reflattivi, deve prezzare e ancor non prezza. Una nuova offerta, insomma, per una altrettanto nuova domanda, quella di chi deve smerciare quell'abito. Che dall' FMI la Lagarde intenda dire questo quando dice: “ La performance globale debole deriva dai progressi insufficienti nel riequilibrio della domanda globale''? Mauro Artibani Studioso dell’Economia dei Consumi www.professionalconsumer.wordpress.com

giovedì 21 febbraio 2013

EUREKA, VANTAGGI COMPARATI PER TUTTI !

Nel 2012 la spesa delle famiglie ha subito una diminuzione di 35 miliardi (- 4%). La contrazione dei consumi continuerà anche quest'anno, sebbene a ritmo meno sostenuto, segnando una diminuzione di circa 10 miliardi (-1,2%). L'impatto complessivo sul Pil è negativo dello 0,7. E' quanto sostiene Conf-esercenti in uno studio sullo stato delle piccole e medie imprese. In due anni si verificherà una contrazione della spesa per consumi interni di 45 miliardi di euro (-5,2%), per un totale di 2000 euro in meno spesi da ogni famiglia. L'impatto stimabile sul Pil, in termini di sottrazione di crescita, è pari a 0,7 punti percentuali. Nel 2012 hanno chiuso i battenti complessivamente 104.000 imprese, superando del 2,2% il valore già molto elevato dell'anno precedente ed è stato un anno particolarmente duro. L'agricoltura, per non farci mancare nulla, ha concluso il 2012 ''con segni gravi di affanno'' e quasi 17.000 aziende agricole che hanno chiuso i battenti. Lo afferma Giuseppe Politi, presidente della Confederazione italiana agricoltori commentando le stime preliminari del Pil nel quarto trimestre 2012 diffuse dall'Istat. Non v'è chi non veda il nesso causale tra la chiusura delle imprese e la diminuzione della spesa operata dalle famiglie. Essipperchè, se io, la mia famiglia, le famiglie degli altri, non spendiamo per consumare quanto prodotto chi vorrà produrre nuove merci? Verrà a ridursi ancor di più l'occupazione, vi sarà ancor meno reddito per spendere; meno prelievo fiscale da incassare, più debito pubblico da rifinanziare. Ah, beh, allora si va tutti a casa! Così si sta all'oggi, che si fa? Quelli che si candidano a governare non sembrano avere gran che da dire. Lavoro, crescita, reddito: dicono dei problemi, glissano sulle soluzioni.''riaccendere il vero motore della crescita economica, rafforzare la classe media.'' Già, la classe media quella che, opportunamente capitalizzata, media appunto tra produzione e consumo. Occorre, insomma, rafforzare con ricostituenti quegli esangui dal portafoglio floscio ed il morale sotto la scarpe. Già ma come? Dall'altra parte dell'Atlantico, per bocca del Presidente Obama, arriva il suggerimento: Oh, beh, si deve istituire, che so.... una rete di vantaggi comparati Chi vuol produrre lo farà se vede acquirenti all'orizzonte, così come se vi sarà convenienza a produrre si troverà lavoro. Già, così si incassano redditi che fanno spendere e prelievi fiscali per finanziare l'altra spesa, quella pubblica. Tocca insomma foraggiare chi spende perchè tutto si muova per il vantaggio di tutti. Foraggiare. Già, ma chi foraggia? Può foraggiare chi incassa poco dal lavoro per foraggiare la spesa? Può foraggiare chi dev' esser foraggiato per non andare in bancarotta? Può foraggiare chi ha retribuito poco e fatto lauti profitti, che tiene in cassa, sottraendosi dall'investire per nuovamente produrre? Può foraggiare chi ha più di quanto spende rischiando, con la crisi, di veder ridotto il malloppo tenuto a bagnomaria? Eggià, vantaggi comparati! Mauro Artibani www.professionalconsumer.wordpress.com www.professioneconsumatore.org

venerdì 15 febbraio 2013

LA POLITICA: DALL'IMU AL TACI TU!

Eliminare l'Imu, restituire il maltolto. Lui dice questo, nel dirlo imprime una direzione al dibattito elettorale. Pone le questioni come più gli aggrada, agli altri concorrenti non resta che inseguire. Beh, se s' ha da correre per l' Imu c'è chi si dice pressappoco d'accordo per toglierla, chi intende ridiscutere i meccanismi per ripartire meglio gli oneri, finanche chi si dice disposto a ridurne le aliquote. Si, insomma, tolgo l' Imu; taci tu, lo faccio io. Andiamo a ficcare il naso tra i fatti: la questione in questione è uno spezzone della questione economica per uscire dalla crisi? Già, con l'annullare, modificare, ridurre quella tassa, fatta per fare cassa, si intende rimettere i soldi in tasca a chi spende. Essipperchè tutti questi Lorsignori devono aver scorto che a partire dal 2007 il reddito medio pro capite delle famiglie è sceso ai livelli del 1993: -0,6% in termini reali tra il 1993 e il 2011. Negli ultimi dieci anni la ricchezza finanziaria netta è passata da 26.000 a 15.600 euro a famiglia, con una riduzione del 40,5%. Già, dal 93 ad oggi, i nostri però non sembrano aver scorto quante merci e servizi si siano aggiunte a quelle già sul mercato: soddisfatti i bisogni sono arrivati prodotti per soddisfare emozioni, passioni, pure esperienze. Tutto-quel-che-serve-per-vivere si è fatto servizio. Sono servizi pure quelli per fare pipì, pupù, dissetarsi, sostare, si pagano pure. Tra scorto e non scorto sta il quid. Si è creata insomma una enorme disparità tra reddito disponibile e spesa da sostenere che solo il debito erogato in tutte le salse ha tentato di colmare. Quando il debito ha fatto sboom, la disparità ha fatto sdong: la crisi sta tutta qui! La politica faceta non trova meglio da fare che restituire quel maltolto dell'Imu mettendo nelle tasche di chi deve spendere l'iperbolica cifra di 206 euro per le famiglie, quelle benestanti e quelle malestanti, per sanare quella disparità e poter spendere a iosa. Dannazione, la regola aurea per uscire dalla crisi recita altro: tutto quel che viene prodotto deve essere consumato. Perchè questo si faccia, occorrono risorse di reddito adeguate alla bisogna nelle tasche di chi deve acquistare, non briciole. Così si può ottimizzare l'impiego di tutte le risorse produttive; così si genera ricchezza senza se, senza ma. Mauro Artibani www.professionalconsumer.wordpress.com www.professioneconsumatore.org

giovedì 7 febbraio 2013

IL BUCO NERO DEL DENARO

C'è un buco nero là in mezzo, sta tra l'eccesso di offerta e l'insufficienza della domanda. Lì dentro è finito il denaro che consentiva al meccanismo dello scambio di far incontrare chi produce e chi vende. Risorsa di valore quel denaro, ancorchè scarso ancor più di valore, da assegnare a chi dispone della capacità di estrarre così altro valore. Fiuuuuu: con tal poco disporre, che sia la volta buona per remunerare stavolta almeno il merito? Dare ristoro, nella fattispecie, al migliore tra i diversi contributi forniti dagli operatori economici al meccanismo che genera ricchezza. Remunero, insomma, per chi più e meglio crea remunero. Già, crea remunero: Chi mal organizzando i fattori produttivi crea offerta in eccesso? Chi lavora a quella produzione producendo l'eccesso? Chi non riesce a far commercio dell'eccesso? Chi acquista ben oltre il bisogno per smaltire quegli eccessi e dare continuità al ciclo produttivo? Facile no? Mauro Artibani www.professionalconsumer.wordpress.com www.professioneconsumatore.org

venerdì 1 febbraio 2013

IO , SQUINZI, LA BARCA E I PERIGLIOSI FLUTTI

Squinzi, nell'apoteosi confindustriale sulla crescita, auspica “uno Stato che sia amico di chi, tutti i giorni, si impegna a produrre benessere e occupazione.” Niente di nuovo sul fronte delle Imprese. Et voilà i dati: Il reddito disponibile degli italiani ritornerà nel 2013 ai livelli di 27 anni fa. Questo quanto si legge in uno studio di Rete Imprese Italia. Il reddito disponibile pro capite toccherà quest'anno quota 16.955 euro contro i 17.337 euro del 2012. Un trend in discesa dato che il reddito disponibile pro capite, nel 2011, è stato pari a 18.216 euro. Il livello di quest'anno è leggermente superiore a quello del 1986, quando il reddito era pari a 16.748 euro a testa. Et voilà i fatti: Nei primi nove mesi del 2012 hanno chiuso i battenti oltre 216 mila imprese artigiane e di servizio. Lo mostra ancora una analisi di Rete Imprese Italia. Le iscrizioni ammontano invece a poco meno di 150mila (147mila) per un 'saldo' tra mortalita' e natalita' negativo per 70mila unita'. Secondo le stime dell'associazione, nei dodici mesi sono circa 100 mila le imprese in meno. Et voilà: mancano redditi sufficienti a smaltire quanto le Imprese producono. Altro che benessere! E ancora, senza il benessere che spende le Imprese chiudono: altro che occupazione! Ammesso che toccasse ad uno stato “amico” fare qualcosa, senza il becco d'un quattrino, che rifocilli l'erario, difficile fare granchè. Squinzi fa finta di niente, anzi insiste: “occorre rimettere il manifatturiero al centro dell'attenzione del paese.” lo dice a me? Io che per ruolo saccheggio quella manifattura: più che mangiare mi ingozzo e ingrasso; per abbigliarmi vesto alla moda che passa di moda; per andare da qui a lì acquisto un Suv. Non mi fila di pezza, è ormai un fiume in piena: "Siamo tutti sulla stessa barca, nel pieno della tempesta perfetta, quindi dobbiamo tutti remare nella stessa direzione”. Non voglio sottrarmi, remo! Remo infuriato insieme a quelle famiglie che, a furia di dar sostegno alla manifattura, si trovano esposte con il sistema bancario per quasi 20.000 euro. Già, remi remi, remi in affanno, ti guardi intorno: remi tu solo e i tuoi simili. Chi ci ha prestato il denaro soffre di “sofferenze e, afflitto com'è da Basilea 3, ha smesso di remare; i consociati di Squinzi, zavorrati dall'invenduto, alla barca fanno addirittura imbarcare acqua. Serve uno stabilizzatore d'equilibrio per affrontare i perigliosi flutti. Il modo si intravvede, facciamo 4 conti: io, la mia famiglia, le famiglie di tutti, ci siamo indebitati per acquistare tutto: in 12 anni + 140% il debito come dice la Cgia di Mestre; fin ieri ha guadagnato chi così ha venduto quel tutto, retribuendo pure poco; fin ieri, anche chi ci ha finanziato ha guadagnato; Eggià, i conti non tornano, qualcuno ha in tasca il malloppo! Orsù novelli marinai, dobbiamo remare, senza trucchi e senza inganni, altrimenti si va a fondo. Tutti! Mauro Artibani www.professionalconsumer.wordpress.com www.professioneconsumatore.org