giovedì 29 gennaio 2009

CRISI DELLA DOMANDA, LECITO INCENTIVARE L’OFFERTA?


La soluzione della crisi: per gli “esperti”, dare sostegno alla produzione e all’occupazione.
Se la crisi economica è crisi della Domanda, lecito incentivare l’Offerta?
Sostenere l’occupazione per avere più redditi, più possibilità di spesa?
Ma santiddio, chi investe, chi assume se l’Offerta manca di Domanda per sostenere i consumi?
Signori bando alle ciance: occorre dare a Cesare quel ch’è di Cesare.
Si. Ai consumatori, che con il loro Lavoro di Consumo danno corso alla domanda, generano ricchezza mediante l’acquisto, si deve retribuire quell’esercizio.
Non sostegni, né oboli ristoro invece: Reddito.
Si può magari, vincolarlo al lavoro d’acquisto effettivamente esercitato; ma reddito.
Un modo per rendere redditizio quel reddito, per chi lo eroga, per chi lo percepisce.
Et voilà: nuovo impulso all’acquisto, nuova produzione, più lavoro, nuova offerta, nuova domanda, e…vai col tango.

Mauro Artibani
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lunedì 26 gennaio 2009

UNA NUOVA STRATEGIA PER LA CRESCITA: PAROLA DI PROFESSIONAL CONSUMER


Cogliere l’occasione offerta da una crisi economica che sconvolge il mondo per poter ridiscutere per intero ruoli e finalità del meccanismo economico, sollecita l’appetito.
Un modo per uscire dalla subordinazione di ruolo dei Consumatori, che ha compromesso il nostro fare e le nostre finanze: la tentazione è forte.
Il tempo stringe però. Gli eventi sopravanzano i rimedi messi in campo; si svalutano gli esercizi tattici: investimenti per produrre offerta senza domanda, sovvenzioni per un lavoro che non c’è, Stati sovraindebitati che affrontano impotenti opzioni keynesiane.
Il tempo è poco, i problemi molti; poco utile rincorrere giuggiole.
I have a dream: un nuovo fondamento al produrre ricchezza.
In quattro mosse un sogno per notti insonni; una nuova strategia per la crescita, altro che tattiche: parola di Professional Consumer.
Questa la formula: (- , + , + ,- ) = PPC.
( - ) Ridurre la Domanda.
De-privatizzare quelle nostre risorse indebitamente rese merci: l’acqua e la sosta automobilistica, per esempio e così poter rifocillare le nostre finanze.
( + ) Aumentare la Domanda.
Mettere le nostre merci sul Mercato: Tempo, Attenzione, Fiducia.
Si, la Fiducia dei Consumatori senza la quale non si investe, non si produce, non si commercia, non si acquista; non saremo noi ad acquistare; saremo noi ad ottenere guadagni: un Reddito!
( + ) Più acquisti da chi meno acquista: quelli della bassa propensione al consumo.
I benestanti, renitenti allo spendere, devono espiare il loro misfatto. Il richiamo al loro dovere contributivo di consumatori: un obbligo civile.
( - ) Meno tasse sul lavoro di consumazione.
L’IVA all’acquisto e la TARSU per lo smaltimento del consumato sono un prelievo fiscale iniquo; viene così tassato inopinatamente il nostro lavoro di consumo.
PPC : Provare Per Credere.
Si da’ così l’avvio ad una gigantesca redistribuzione della ricchezza insomma, un nuovo potere d’acquisto, eppercchennò, un nuovo Fare, buono per raddrizzare la barca.
Per tornare a navigare a gonfie vele occorre pure una nuova responsabilità
Passata la buriana dovremo riparlarne.

Mauro Artibani
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giovedì 22 gennaio 2009

CRISI: QUESTA LA COLPA, NON CI SONO COLPEVOLI


C’è un comandamento: quello della Crescita Economica che conforma le azioni, i gesti di tutti noi; che da’ sostanza alla politica, fiducia ai Consumatori.
Di qua passa il lavoro, la ricchezza, il futuro, l’ottimismo. Per la stessa via si produce, si commercia, si acquista senza posa.
Quella crescita arricchisce, magari ingrassa, spreca, inquina ma tant’è.
Un precetto insomma nelle corde di tutti, nella speranza degli esclusi, nei proclami dei politici, nella dottrina degli economisti.
Esegeti di ogni dove, giurati della continuità, cantori del “guai ai vinti” affollano il mondo.
Il PIL, per quanto abbia perso l’appeal dei giorni migliori, è il totem attorno a cui danzano instancabili i facinorosi della crescita.
I produttori, nel produrre un eccesso di offerta rispetto ai redditi disponibili; i consumatori, a smaltire quell’eccesso con il debito; quelli del credito a spalmare, su tutto e tutti, credito sul debito; le banche centrali a mettere liquidità per sostenere quel credito; i politici a corroborare prodiga fiducia; gli economisti a predicare sviluppo: tutti costretti a recitare il mantra della crescita.
Tutti insomma ben oltre il lecito per dovere d’ufficio.
Da questo alla crisi il passo è breve.
Et voilà il paradosso: si è ubbidito, questa la colpa.
Non ci sono colpevoli!

Mauro Artibani
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lunedì 19 gennaio 2009

LA CRISI: IL MECCANISMO ECONOMICO HA DENTRO UN BUG


Che ci si trovi nel bel mezzo di una crisi: il fatto.
Che si debba comprenderne le cause: una necessità.
Che si debbano trovare soluzioni per uscirne: un obbligo.
Le cause: un meccanismo economico-produttivo portato allo stremo.
Diamo un’ occhiata.
Il Capitale a disposizione del produttore: la qualità del prodotto prodotto; quello del pubblicitario: la capacità di rendere appetibile quel prodotto; per il commerciante: la capacità di vendere; per i consumatori: la possibilità di acquistare al meglio.
Il meccanismo produttivo, insomma, funziona se tutti gli operatori giocano al meglio; massimo il rendimento di quei capitali.
Se qualcuno marca visita, quel meccanismo perde colpi: lo si è fatto, siamo tutti allo stremo.
Chi ha acquistato ben oltre la capacità di spesa, fino a indebitarsi oltremisura, fino a non poter ripagare il debito dando la stura alla crisi del credito?
Facile no?
La colpa dei Consumatori: imperizia nell’utilizzo della risorsa di capitale a disposizione - i consumatori USA, negli ultimi 6 anni hanno speso il 6 % in più di quanto guadagnato. L’espiazione: l’obbligo di mettere in campo soluzioni non congiunturali per uscire dalla crisi.
Per mettere riparo alla nostra insipienza occorre acume, perizia e così aumentare la redditività del nostro capitale: il reddito.
Per debito d’ufficio basterebbe acquistare meno, magari quel mangiare che ci fa ingrassare e non dover poi spendere per dimagrire; meno abiti di moda che passano di moda svalutando il nostro acquisto ed op: più profitto all’azione, più reddito a disposizione, maggior remunerazione al nostro capitale.
Rimessi i nostri debiti, allora, utilizzate al meglio le nostre risorse, riparati gli squilibri del meccanismo si riparte alla grande.
Col cavolo!
Essipperchè, in questo modo, si riducono proprio quegli acquisti necessari a sostenere l’offerta dei produttori, il convincimento dei pubblicitari, le vendite dei commercianti.
E siamo daccapo a 12.
Bè, allora scopriamo le carte: il meccanismo economico ha dentro un bug.
Sembra funzionare solo con consumatori dilettanti, prodighi e impenitenti.
Insomma si rende possibile produrre ricchezza solo sfruttando la nostra insipienza; quella stessa insipienza che ha portato il mondo sull’orlo del baratro.
Francamente tutto questo risulta inaccettabile.
Il gioco è finito, si cambia il gioco, diamo noi le carte.
Se il reddito è la nostra risorsa, aumentarne la redditività il nostro obbligo di operatorie economici; ridurre gli acquisti l’occasione, la possibilità.
Non c’è che dire: un bel paradosso.
Paradosso per paradosso la soluzione sta nelle proposizioni del Professional Consumer: 1fava, 2 piccioni.
Voilà un Reddito da Consumo, due risultati: riconoscere un utile alle utilità fornite dal lavoro di consumazione, indispensabili al funzionamento del meccanismo produttivo; un utile per rifocillare il mai sopito fare goloso dei consumatori e farli tornare a consumare.

Mauro Artibani
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venerdì 16 gennaio 2009

IL PROFESSIONAL CONSUMER CHIUDE IL CONTO CON LA CRISI


Quando non c'era la crisi il meccanismo produttivo funzionava pressappoco così: i capitalisti mettevano i capitali, i produttori gestivano i fattori della produzione, i lavoratori lavoravano, i trasportatori trasportavano, i commercianti commerciavano e i consumatori consumavano.Con l'acquisto trasformavamo, noi proprio noi, il prodotto di quelle manipolazioni in ricchezza, con la consumazione si dava infine l'input per la nuova produzione.
Il meccanismo ben oliato funzionava a meraviglia.
Poi i produttori hanno migliorato l'esercizio produttivo, sono arrivate sul mercato più merci da consumare che, per letizia e per dovere contrattuale, abbiamo consumato.
Per farlo si è dato fondo ai redditi, poi ai risparmi, infine al debito.
Quel debito, cresciuto smisuratamente, con il credito facile ha fatto sboom.
Che nostalgia per quel sistema produttivo che ha garantito per molti decenni benessere, sostanza ai desideri, che ci ha affrancato dal bisogno.
Quel giocattolo si è rotto: pezzi dovunque.
Sul mercato giacciono inerti più merci di quanto possano essere smaltite con i redditi a disposizione: gulp!
Certo si può piangere, esecrare, lagnarsi e bestemmiare.
Si può anche tentare di rimettere in sesto i cocci di quella cornucopia, rabberciarla alla bellemeglio, perchè possa tornare a funzionare.
Vediamo come:
Si possono ridurre i consumi: voilà meno lavoro per tutti, ancor meno redditi per i più, ai consumatori meno merci-emozioni a disposizione.
Si può anche far finta di niente e attendere, appesi a politiche congiunturali, come fanno i politici di mezzo mondo, sperando di essere assolti da Keynes.
Poi c'è l'ingenuità del Professional Consumer che chiude il conto con la crisi. Propone di dare a Cesare quel che è di Cesare: un Reddito di Scopo ai consumatori per remunerare il lavoro da svolgere nel sistema economico.
Un modo per sostenere i consumi e così riavviare la produzione ricreando lavoro e ricchezza.
Signori, signore, giovani, anziani, ricchi, poveri, bianchi, neri, gialli, abili, disabili, superabili: non ci resta che scegliere!

Mauro Artibani

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lunedì 12 gennaio 2009

POTENTI DI TURNO, ANIME CANDIDE: DECIDETEVI !


Io cliente. Io che vivo in un mondo di merci dove tutto si deve acquistare; dove il rapporto con le persone, il mondo e le cose trovano dazio da pagare; dove colgo il senso all’agire, il significato al fare: non so fare altro.
Ecco, si, proprio in questo mondo il reddito non da' più supporto all’esser clienti; proprio qui “si sta ora, come d’autunno, sugli alberi le foglie”: non è un bel vedere!
Bè, toccherà allora mettere a punto un nuovo fare.
Costruire nuovi abiti di senso dove far abitare nuove abitudini per dare riparo a gente scioperata, ad umanità gracili ed attonite, a folle di prodighi sbandati; dare supporto ai timorati del prossimo, sprone a coscienze inquinate: un modo nuovo di stare al mondo.
A chi giova tal garbuglio?
Alle imprese agli impresari, ai commerci ai commercianti, al lavoro, ai lavoranti?
Parliamoci chiaro: forse è tempo di veder riconosciuto un reddito per quel prono esercizio- altro che sussidi, altro che sgravi- e così poter rinverdire antichi splendori, alleviare bisogni, sollazzare passioni, emozioni finanche esperienze.
Signori del potere, uomini di stato, potenti di turno, anime candide: quel tempo stringe!

Mauro Artibani
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giovedì 8 gennaio 2009

CONSUMATORI: RESTITUIRE VALORE AL DENARO DA' ORGOGLIO AL NOSTRO FARE


Certo, c'è chi auspica il tornare a consumare, c'è chi lo consiglia; altri invocano di non smettere, c'è pure chi non sa far altro.
Se non cambia poi il modello di sviluppo cari colleghi Consumatori non avremo scampo, dovremo tornare a farlo.
C'è chi, come il Professional Consumer, rivendica per questo fare un adeguato Reddito da Consumo, per non finire in malora ancora una volta.
Beh, comunque vada, un consiglio di inizio anno mi sembra doveroso: per le mie idiosincrasie un obbligo, un comandamento per voi.
Imparate a chiedervi se le ore passate al lavoro, per guadagnare denaro, valgono la spesa per gli acquisti che vi accingete a fare.
Questo un modo per restituire valore al denaro e spenderlo con dovizia.
Avremo così reso un servizio a noi stessi, migliorato la produttività dei nostri gesti e quella dell'intero sistema perchè, giova rammentarlo, spendere bene evita sprechi, inquinamenti e da' orgoglio al nostro Fare.

Mauro Artibani
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lunedì 5 gennaio 2009

PROFESSIONAL CONSUMERS: DUE LE SOLUZIONI PER LA CRISI


“L’economia USA”, lì dove si produce il deficit commerciale pari all'avanzo del resto del mondo, “è in pericolo di affondamento assoluto”. A dirlo il neo vicepresidente USA, Joe Biden.
Un bel pronostico, una bella prospettiva per il 2009.
Per dare risposta ad una crisi, che appare di sistema, cosa c'è di meglio dell'attrezzare alambicchi congiunturali da parte di stati nazionali bolsi per sovrabbondante indebitamento?
Per dare respiro a redditi insufficienti e inventare lavoro: sgravi fiscali e politiche keinesiane.
Per il respiro delle imprese, il contrario: cassa integrazione e riduzione dell’orario di lavoro.
Un bell'arzigogolo: ai redditi insufficienti si risponde con la contrazione dei redditi per salvare aziende che non potranno vendere perché i consumatori non avranno redditi adeguati per acquistare...fiuuuu.
Insomma tutto ed il contrario di tutto.
Soluzioni monche, di corto respiro, che non affrontano il nocciolo della questione nell' attesa messianica della ripresa dell'economia mondiale.
Ripresa quale? Ripresa come? Ripresa quando e soprattutto perché?
La somma di tante variegate politiche congiunturali non vale una sola risoluzione strutturale al problema del reddito insufficiente per sostenere la domanda.
Impera, insomma, una debordante approssimazione che a quell’affondamento non sa opporre salvagenti adeguati per efficaci galleggiamenti.
Beh, allora tocca ai Professional Consumers dare risposte.
Se i redditi non ce la fanno a sostenere la domanda, due le soluzioni:
* Si ridistribuiscono le quote di consumo nel mondo oggi decisamente squilibrate -gli stakanovisti USA consumano il 20%, i cinesi solo il 3- per dare respiro a chi non ce la fa.
* Si danno ricostituenti monetari a quei consumatori estenuati, magari compensando il loro lavoro.
Un modo per rifocillare il meccanismo dando corso legale al Reddito da Consumo.
Due scosse quasi legali per uscire dalla crisi ricusando le cause che l’hanno generata.
Chi è in grado di dire altro, lo dica. In fretta però.

Mauro Artibani
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sabato 3 gennaio 2009

SALDI, SOLDI E QUAQUARAQUA’


La data: 2 volte l'anno.
Il fatto: smercio di merci invendute.
La causa: eccesso di merci sul mercato.
La concausa: alto prezzo delle merci.
Voilà: I SALDI.
L’evento atteso, raccomandato, blandito, agognato dai più.
Si imbandierano vetrine, si sbandierano occasioni, si bandiscono festini, c’è baldanza in tutti noi.
La fiera della vanità, la festa dei consumatori.
La nostra festa.
Essiperchè va in scena la rappresentazione fantasmagorica di come si possa VENDERE ACQUISTANDO.
Vendere le nostre istanze all’acquisto low-cost; vendere l’occasione di acquistare l’eccesso; vendere l’acquisto a prezzi convenienti.
Se lavoro ha da essere, Reddito sia.
Questo è quanto, altro che risparmio!
Insomma saldi, soldi e….quaquaraquà.
Noi?
Noi no!
Ogni riferimento a fatti, cose o persone è puramente causale.

Mauro Artibani
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