martedì 26 marzo 2019

Appassionato di shopping? Se vuoi lanciarti alla ricerca dell’affare devi essere deciso e veloce. Hai circa 23 minuti per fare l’acquisto giusto, poi il tuo cervello non sarà più in grado di scegliere l’offerta più conveniente. Secondo quanto afferma uno studio realizzato dagli esperti di SBXL e dagli psicologi dell’Università di Bangor, in Galles, la corteccia pre-frontale del cervello (ove è collocata la parte razionale) svolge la sua funzione al meglio per un tempo molto limitato. A seguito di quel breve periodo prevale la corteccia insulare, cioè la parte più primitiva, che non è in grado di valutare al meglio le prospettive di lungo periodo. Quando facciamo acquisti, queste parti lavorano costantemente. Se vuoi spendere una bella cifra per l’ultimo smartphone uscito in commercio, ma poi al negozio ne trovi un altro meno recente ma con caratteristiche più adatte, hai in realtà poco tempo per decidere: dopo qualche minuto infatti la decisione diventa annebbiata non solo dai dubbi, ma proprio dal passaggio di consegne tra le cortecce del cervello. Nello studio, 40 persone sono state sottoposte a particolari test per valutare la durata delle capacità cognitive. Ai volontari sono state mostrate le immagini di una serie di prodotti di un negozio virtuale di alimentari, con tanto di promozioni e di offerte speciali. Nel frattempo, l’attività del cervello e il flusso di sangue sono stati controllati attraverso una risonanza magnetica. Le scansioni hanno riscontrato che l’efficacia delle funzioni cerebrali negli acquisti commerciali diventa scarsa dopo poco più di 20 minuti, 23 per l’esattezza. Dopo quel momento la codifica delle informazioni diventa qualitativamente meno funzionale. Può capitare, dopo quel periodo, di confondere i colori di un cartellino con quello dei saldi, finendo per scegliere un prodotto anche quando non conviene. Capito, Gente? Essì, tocca saper prima di entrare cosa cacchio vi serve e quanto potete spendere. Giust'appunto, sapere è potere! Sapere, appunto, che lo smartphone che hai in tasca ha per l'80% le stesse prestazioni di quello ultimissimo che vorresti acquistare, aiuta. Aiuta pure sapere che, se lo acquisti, per quella stessa percentuale stai riacquistando quello che già avevi. Beh, a questo punto potresti puntare i piedi e dire: o mi vendi solo il 20%, o te lo tieni. Il venditore ti prenderà per scemo; se lo fanno tutti, invece, i produttori verranno costretti a cambiare le strategie produttive. Tu/tutti, tutt'altro che scemi, avremo fatto domanda più acconcia. Così acconciati ci saranno restati in tasca denari per fare altra spesa acconcia. Porc... detto fatto, forse troppo in fretta, se il principale produttore di elettronica per gli smartphone della Mela in Cina sta in sofferenza! Le conseguenze del calo delle vendite di iPhone, che hanno registrato ricavi per 51,98 milioni di dollari nel 2018 contro i 60,10 milioni del 2017, si fanno sentire soprattutto sulla filiera, e colpiscono Foxconn, la principale azienda di elettronica con cui lavora il colosso di Cupertino in Cina. Ehi, non dicevo a tutti di farsi smart! Essipperchè se invece non hai problemi di spesa, anzi, allora cazzeggia. Prendi l'ultimo de 'sti smart, metti mano al portafoglio, spendi quello che altrimenti non avresti speso per fare tutta la crescita economica che ti spetta: il Pil non si fa con quello che ti resta in tasca. Mauro Artibani, l'economaio https://www.amazon.it/s/ref=nb_sb_ss_i_3_7?__mk_it_IT=%C3%85M%C3%85%C5%BD%C3%95%C3%91&url=search-alias%3Daps&field-keywords=mauro+artibani&sprefix=mauro+a%2Caps%2C207&crid=E9J469DZF3RA

martedì 19 marzo 2019

GRETA, GRIDA UNA DOMANDA NUOVA DI ZECCA!

Al capezzale della Terra malata si gira in tondo. Greta, una grande ragazzina svedese, insieme a tanti grandi ragazzi del mondo, punta i piedi per dire: Basta! Lo dice pure il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, recatosi a Fortogna, nel comune di Longarone, in provincia di Belluno, per rendere omaggio ai duemila morti della tragedia del Vajont che risale al 9 ottobre 1963. Quando prende a dire, la mette giù dura: "Deve essere chiaro che il rapporto con la natura è fatto di rispetto degli equilibri dell'ecosistema, pur se l'umanità ha dimostrato una costante propensione a misurarsi quotidianamente con i limiti conosciuti". Mattarella ha quindi raccomandato di coltivare insieme innovazione e sapienza antica: "Devono andare di pari passo due atteggiamenti. Anzitutto la costruzione di una attenta regia e di solidarietà internazionali, per affrontare quei comportamenti che contribuiscono a cambiamenti climatici dalle gravi conseguenze. Gli sforzi compiuti nelle diverse conferenze internazionali, che si sono succedute, hanno sin qui conseguito risultati significativi ma parziali e ancora insufficienti. Siamo sull'orlo di una crisi climatica globale, per scongiurare la quale occorrono misure concordate a livello globale.... Vanno respinte decisamente tentazioni dirette a riproporre soluzioni già ampiamente sperimentate in passato con esito negativo, talvolta premessa per futuri disastri". Parole sacrosante! Il rapporto dell'IPCC appare invece sacrilego se non saremo in grado di limitare il riscaldamento a 1,5 °C: "Gli investimenti medi annuali per il periodo dal 2015 al 2050, sono stimati a circa $900 miliardi (USD2015)". La gamma, invero, dei costi stimati sembra vada ben oltre i $3.000 miliardi, con un PIL mondiale che nel 2016 è stato di $75.000 miliardi. Dunque, tra il sacro e il profano, cosa si deve dover fare? Prendiamo la giacca per il bavero e, per non sguarcirla, la appendiamo. In maniche di camicia, guardiamo le possibilità, che si scorgono: siamo ficcati dentro l'Economia dei Consumi, là dove le Imprese sovrapproducono e i Consumatori, con il dover smaltire quel sovrapprodotto, si sono affrancati dal bisogno e... la Terra?. Beh, la Terra, viene così stressata nella capacità riproduttiva, altrettanto in quella di dover smaltire il consumato; sempre più sterile, ancorpiù inquinata. Essipperchè le Imprese, per generare la ricchezza, hanno l'obbligo di continuare a produrre senza se, senza ma; i Consumatori pur essi avranno l'obbligo di consumare ma...., affrancati dal bisogno e con un' utilità marginale decrescente a farlo, potrebbero trovar vantaggio ad innovare con il domandare merci ignude, a basso consumo di suolo, ipo energivore, eco compatibili, magari pure etico compatibili, perfino immateriali. Toh, l'immateriale come la loro Domanda che "qualcuno" potrebbe avere un'utiltà marginale crescente ad acquistare per poter continuare a produrre. Vantaggi insomma degli uni e degli altri, ma chi li paga? Beh si potrebbe pagare con parte di quei 900/3000 mld di $ che s'avranno da trovare, così come chi li mette, oppure.... si oppure dovrà pagare chi avrà da guadagnare dalla spesa fatta da questa domanda, nuova di zecca. D'altronde, una Terra consumata non possiamo consumarla; il vantaggio di tenerla bene c'è, per tutti! Mauro Artibani, l'economaio https://www.amazon.it/s/ref=nb_sb_ss_i_3_7?__mk_it_IT=%C3%85M%C3%85%C5%BD%C3%95%C3%91&url=search-alias%3Daps&field-keywords=mauro+artibani&sprefix=mauro+a%2Caps%2C207&crid=E9J469DZF3RA

martedì 12 marzo 2019

PER IL NEO SEGRETARIO UNA NEO LINGUA

Buon giorno neo Segretario, Il PD c'è? Bene, primarie fatte, si deve fare il fin qui non fatto. Essipperchè sembra si continui a recitare il già detto, ridetto e stradetto. Ecco appunto quello stradetto zavorra il dire, ancor più il pensare. Questo, per esempio: Sull'economia dell'Europa sussistono alcuni determinati problemi, tra cui la disoccupazione giovanile e il reddito delle famiglie. La Commissione europea lo dice e lancia l'avvertimento nel suo rapporto di valutazione annuale della situazione economica e sociale negli Stati membri. "I livelli di produttività rimangono modesti, l'invecchiamento della popolazione si accentua e i rapidi mutamenti tecnologici hanno un'incidenza considerevole sui mercati del lavoro - si legge nel rapporto di Bruxelles - In alcuni Stati membri il reddito reale delle famiglie è ancora inferiore ai livelli pre-crisi. Pur essendo stata notevolmente ridotta, la disoccupazione giovanile rimane a livelli inaccettabilmente elevati in certi Stati membri". Da qui l'invito della Commissione UE a fare di più: "Vista la maggiore incertezza che caratterizza il contesto mondiale, gli Stati membri dell'UE devono assolutamente intensificare l'azione per aumentare la produttività, migliorare la resilienza delle economie nazionali e garantire che la crescita economica produca effetti positivi per tutti i cittadini". Giust'appunto. Piddì questo dire non vi pare di averlo da tempo già ascoltato e, ancor più, cosa vi induce a pensare di nuovo questo vecchio dire? Si, la disoccupazione giovanile, il reddito delle famiglie, la bassa produttività..... insomma, i soliti dolenti refrain di quelli che frignano! Bene, per non restare a pettinar bambole, rimando l'attenzione all’intuizione di Wittgenstein: “I limiti del mio linguaggio sono i limiti del mio mondo”. Dunque se il tuo mondo è sempre lo stesso, come il tuo linguaggio, non riesci a scorgere come la grande favola della produttività d'impresa, invocata dai tutti i policy maker, confligga con quella di sistema che non esclude, include. Si, di una produttività che include c'è bisogno e, se me lo consente, gliela propongo con una neo lingua, alfin di poter generare un nuovo pensiero ed un nuovissimo orizzonte di senso: "La crescita si fa con la spesa, non con la produzione nè con il lavoro. Così viene generato reddito, quel reddito che serve a fare nuova spesa. Tocca allocare quelle risorse di reddito per remunerare chi, con la spesa, crea lavoro e lo remunera, remunerando Tutti", Si, tutti, pure quei giovani e quelle famiglie. Sta qui il bandolo della produtività di sistema che l'ortodossia economicista non sembra intravvedere. nè uno stantio linguaggio lascia intendere. Beh, intanto buon lavoro Zingaretti. Mauro Artibani, l'economaio https://www.amazon.it/s/ref=nb_sb_ss_i_3_7?__mk_it_IT=%C3%85M%C3%85%C5%BD%C3%95%C3%91&url=search-alias%3Daps&field-keywords=mauro+artibani&sprefix=mauro+a%2Caps%2C207&crid=E9J469DZF3RA

martedì 5 marzo 2019

DA LUGLIO SON RIPARTITE LE PENE CHE NON VOGLIO

Mentre me ne stavo al mare, ad abbronzar le chiappe chiare, l’Istat prendeva appunti. Passa il tempo, oggi stima un' evoluzione negativa  del ciclo economico in atto da allora: Tutte le componenti del clima di fiducia dei consumatori sono in peggioramento, seppur con intensità diverse: il clima economico e quello corrente registrano le flessioni più consistenti mentre cali più moderati caratterizzano il clima personale e quello futuro. Più in dettaglio: il clima economico cala da 130,5 a 126,6, il clima personale passa da 108,9 a 108,2, il clima corrente scende da 112,4 a 109,4 e il clima futuro flette da 117,4 a 116,9. Con riferimento alle imprese, l’indice di fiducia diminuisce in gran parte dei settori: nella manifattura e nei servizi l’indice cala lievemente, passando rispettivamente da 102,0 a 101,7 e da 98,6 a 98,3; nelle costruzioni il calo è consistente, da 139,2 a 135,5. Fa eccezione il commercio al dettaglio, dove l’indice aumenta da 102,9 a 105,4. Cavolaccio! Da Luglio le pene che non voglio son tutte qua: con un clima così i consumatori hanno consumato meno, indipercuiposcia i produttori produrranno meno e i commercianti, che seppur sembra abbiano commerciato oggi, potranno commerciare domani? Si, indipercuiposcia, perchè la crescita si fa con la spesa. Così viene generato reddito, quel reddito che serve a fare nuova spesa. Tocca allocare quelle risorse di reddito per remunerare chi, con la spesa, crea lavoro e lo remunera, remunerando Tutti. Tutti, tutti! Se non lo si fa, quel che l'Istat registra come "sfiducia" sarà solo un portafoglio sgonfio. Sta qui il bandolo della matassa che si scorge nel report dell'Istat e che l'ortodossia economicista, non sembra intendere. P.S. mentre ancora discetto, aggiorno il quadro: a febbraio l’indice di fiducia economica della zona euro passa da 106,3 a 106,1 punti, il livello più basso da novembre 2016. Mauro Artibani, l'economaio https://www.amazon.it/s/ref=nb_sb_ss_i_3_7?__mk_it_IT=%C3%85M%C3%85%C5%BD%C3%95%C3%91&url=search-alias%3Daps&field-keywords=mauro+artibani&sprefix=mauro+a%2Caps%2C207&crid=E9J469DZF3RA