martedì 30 aprile 2019

IL MINISTRO, GLI ACCADEMICI, L'INFLAZIONE E L'IVA

Signori, ci siamo, il ministro dell'Economia, Giovanni Tria, ha chiarito la sua posizione in merito all'aumento dell'Iva dicendosi personalmente non contrario: "E' la mia posizione scientifica ma non posso confonderla con la posizione della maggioranza di governo. Ritengo sia meglio spostare l'imposizione sui consumi piuttosto che sui redditi perché è un tipo di peso fiscale più favoreveole alla crescita" di questi tempi e questa congiuntura, il dichiarante, accademico/scentifico, la dice talmente... bò, che vi sottopone un processo aleatorio; volendo tassare i consumi, pressappoco stocastico. Suvvia, non dite 'sto cavolo, quello del Ministro, come dei colleghi accademici è solo un giochino, pari pari all'inflazione "indotta" dalle politiche monetarie. Proviamo ad andare oltre: sull'utilità marginale decrescente, per esempio. Si, quella della spesa, lo scheletro nell'armadio del sistrema produttivo. Cerchiamo le cause che la impongono all'attenzione e che i disattenti disattendono. Tiriamo i dadi, il pari la intravvede nella sovraccapacità dell'offerta; il dispari, nell'affrancamento dal bisogno dei consumatori. Okkei, ma... pari e dispari, per me pari son! Per voi? Scusate, si, è vero, ho dimenticato di metter tra le cause l'invarianza del reddito disponibile: celo metto. Peggio che andar di notte ma... sempre quel pari e quel dispari, per me pari son! La prima causa, per uscire dal guado, pretende un'azione inflattiva; la seconda, deflattiva. Essì, siamo tornati a bomba: inflazione/deflazione. Dispositivi, tutteddue, del mercato efficiente per ripristinare, nei modi del possibile, l'equilibrio tra domanda e offerta. Voi accademici, sponsor dell'inflazione / voi di quella tassa occulta, buona per non far scendere i prezzi, per salvaguardare gli utili d'impresa, per non ridurre l'occupazione e/o i salari pure per ridurre il valore dei debiti: si, per voi: "chissenefrega del potere d'acquisto". Io, sommessamente, che 'sto potere voglio salvaguardare, tifo per quella deflazione che attribuisce il "Potere vero" a quelli della spesa. Si, solo così, i sottoposti potranno smaltire l'eccesso; dovranno così riprodurre, potranno assumere e/o remunerare i loro sottoposti. Tutti, magari pure, potranno meravigliosamente far aumentare le entrate tributarie per rintuzzare, l'aumento del valore del debito. Buon lavoro, accademico Ministro, buon lavoro. Mauro Artibani, l'economaio https://www.amazon.it/s/ref=nb_sb_ss_i_3_7?__mk_it_IT=%C3%85M%C3%85%C5%BD%C3%95%C3%91&url=search-alias%3Daps&field-keywords=mauro+artibani&sprefix=mauro+a%2Caps%2C207&crid=E9J469DZF3RA

martedì 16 aprile 2019

QUEL DECRETO CRESCITA CHE NON PREVEDE LA CRESCITA!

Giorni addietro sono state rilasciate una serie di raccomandazioni per l’Italia, destinata a non crescere (-0,2%) nel 2019 ma che potrebbe invertire la marcia (+0,5% nel 2020) qualora si puntasse con determinazione sull’aumento della produttività e del sostegno alle imprese- Questo il quadro che emerge dalla presentazione del Rapporto Ocse Economic Survey of Italy 2019 illustrato dal Segretario Generale, Angel Gurria e dal ministro dell’Economia Tria, dopo averne preso atto, ha così proferito: “Condivido la necessità di dover tenere presente gli aspetti indicati dall’Ocse nel suo rapporto e ricordo come ne abbiamo tenuto conto fino ad oggi, ad esempio, nella scelta del reddito di cittadinanza: siamo intervenuti sulla parte più fragile della forza lavoro italiana. Il reddito di cittadinanza è stato concepito con il duplice intento di consentire alla popolazione a rischio di emarginazione sociale di entrare nel mercato del lavoro e aumentarne la propensione al consumo”. Il ministro ha poi ribadito che, con il Decreto per la crescita, sono state “adottate tutte le misure per contenere il rallentamento e tenerci in area crescita positiva anche nel 2019. Manterremo gli obiettivi di deficit” ha concluso. Bene, ma.... da quando in qua la crescita si fa per decreto? Per tutta risposta, la mette giù dura: Il decreto crescita, approvato salvo intese dal Cdm, rafforza gli incentivi fiscali per il rientro delle eccellenze italiane, emigrate all'estero, e introduce ex novo il 'marchio storico' per la salvaguardia dei brand italiani dall'assalto di aziende straniere. Nel provvedimento rientrano anche la sanatoria su tasse e multe per gli enti territoriali, la revisione del regime Ires, l'incremento del fondo per la prima casa, i mini bond per le imprese, la rottamazione ter; vengono accelerate le dismissioni.  Cavolo, quando tutto quanto programmato per decreto verrà fatto si sarà raschiato il fondo del barile. A barile raschiato, gli estimatori, stimano un + 02% di Pil. I detrattori manco quello, detraggono. Sulla copertina del Def, comunque, sta scritto + 02 di crescita. Bene, anzi male! Con un costo del debito maggiore del Pil, si avrà più defict, pronto a diventare debito e poter, con gaudio, partecipare al nuovo record per il debito mondiale. Quello che, secondo i dati del Fiscal Monitor del Fondo monetario internazionale, nel 2017 è arrivato a 184.000 miliardi di dollari, pari al 225% del Pil globale. Nella versione autunnale del rapporto, il debito era stimato a 182.000 miliardi. Orsù Ministro, nell'economia dei consumi vige un paradigma che, seppur misconosciuto dai più, impone la regola: "La crescita si fa con la spesa. Così viene generato reddito, quel reddito che serve a fare nuova spesa. Tocca allocare quelle risorse di reddito per remunerare chi, con la spesa, crea lavoro e lo remunera, remunerando Tutti. Dunque, per far si che questa possibilità abbia a compiersi, s'ha da metter mano a quel vecchio, anchilosato, meccanismo di trasferimento della ricchezza generata dalla spesa ai soggetti produttivi, indipercuiposcia pure ai consumatori, che quella spesa fanno, per poterla rifare tenendo così attivo il ciclo. Ministro, provi a vedere se, una tal trasformazione del tresferimento, possa esser fatta per decreto; per farlo non s'ha fare nè deficit nè debito! Prosit. Mauro Artibani, l'economaio https://www.amazon.it/s/ref=nb_sb_ss_i_3_7?__mk_it_IT=%C3%85M%C3%85%C5%BD%C3%95%C3%91&url=search-alias%3Daps&field-keywords=mauro+artibani&sprefix=mauro+a%2Caps%2C207&crid=E9J469DZF3RA

martedì 9 aprile 2019

OLTRE IL VECCHIO, IL NUOVO, L'AZIONE DI CLASSE!

Fiuuuuu! L'Aula del Senato ha approvato a larghissima maggioranza la riforma dell'istituto della class action. Il disegno di legge, composto di sette articoli, riforma l'attuale disciplina trasferendola dal Codice del consumo al Codice di procedura civile. In questo modo lo strumento avrà un'applicazione e una portata più ampia. In particolare, con il provvedimento si introduce nel Codice di procedura civile un nuovo titolo VIII-bis 'Dei procedimenti collettivi', composto da 15 nuovi articoli. Si amplia l'ambito d'applicazione soggettivo e oggettivo dell'azione di classe: l'azione sarà sempre esperibile da tutti coloro che avanzino pretese risarcitorie in relazione alla lesione di 'diritti individuali omogenei'. Cavolo! Da soggetti deboli da tutelare a Gente che, per far valere i propri diritti, fa valere l'Azione di Classe. Si di classe, avete capito bene. Classe, non ceto, ancor meno soggetto singolo, ancor più soggetto collettivo. Se questa Gente, con quel che fa, fa la crescita e nel farla ne fa i 2/3, consentire per legge che all'occorrenza possano farsi Classe per reclamare il dovuto se il dovuto risulta insufficiente, beh, 'sti politici hanno fatto quel che andava fatto. Niente di più, niente di meno! Giust'appunto, proprio quel dovuto che manca per fare il dovuto. Dovuto, trasferito dalle imprese al capitale ed al lavoro ma che non fa i cesari tutti uguali per capacità di spesa Ehi, della Classe, vogliamo farla roboante? Facciamola! Prendiamo di petto le diseguaglianze, quelle che pur restano intatte dopo giaculatorie etiche. Orbene la crescita si fa con la spesa, non con la produzione nè con il lavoro. Per farla al massimo, tutto quel che viene prodotto deve poter essere acquistato. Se ho in tasca meno di quel che serve per fare la spesa che mi tocca, sono un renitente alla leva della crescita. Attenzione, dentro 'sta Classe ci stanno pure altri renitenti; quelli che hanno in tasca più di quel spendono per contribuire alla crescita. Dunque, renitenza per renitenza, credo possa ritenersi legittimo avanzare pretese risarcitorie, nei confronti dei responsabili*, in relazione alla lesione di diritti individuali omogenei dei "povericristi". Orsù, sottoClasse di scalcinati, diamoci da fare! * Responsabili, sono da intendersi i mal traferenti ricchezza, i troppo intascanti e poco spendenti o.... quelli che hanno la stessa tasca nella sovraClasse? Mauro Artibani, l'economaio https://www.amazon.it/s/ref=nb_sb_ss_i_3_7?__mk_it_IT=%C3%85M%C3%85%C5%BD%C3%95%C3%91&url=search-alias%3Daps&field-keywords=mauro+artibani&sprefix=mauro+a%2Caps%2C207&crid=E9J469DZF3RA

martedì 2 aprile 2019

NELLA STAGNAZIONE, GLI IMPANTANATI, GIOCHINO!

Uffa! Un buco sempre più grande quello del debito pubblico che in un anno, da gennaio 2018 a gennaio 2019, è cresciuto di 71 miliardi di euro, un ritmo impressionante pari a circa 6 miliardi al mese, in crescita del 3,10 per cento. Il calcolo è quello elaborato da Unimpresa sulla base dei dati di Bankitalia. Pantalone, insomma, non cela fa a sottrarsi al debito; con la stagnazione che si scorge, poi: brrrrrr! Orbene, in mezzo al pantano chi, tra i Consumatori, crede di potersi sottrarre al gioco al massacro, lo faccia. Gli impantanati, nell'attesa, giochino. Belleppronto un gioco sapiente, magnifico ancorchè munifico per entrare dentro il meccanismo produttivo che ha generato questa stagnazione. L’intento: riparare il guasto. Si inizia passando in rassegna i punti critici che mostrano lo stress del sistema. Un tour dentro gironi infernali. Si inizia dal mercato del lavoro superaffollato che riduce i redditi. Si passa poi a quell'eccesso di capacità produttiva che riduce i margini di profitto delle aziende e le risorse disponibili per i redditi. Si da' un'occhiata alla riduzione del ciclo di vita dei prodotti che moltiplicano l’offerta; pure qui i redditi diventano insufficienti. C'è poi la moltiplicazione dell’offerta e quella degli offerenti che mitiga i prezzi, contrae gli utili delle aziende quindi i redditi da lavoro. Si scorge pure come l’aumento della disoccupazione riduca il reddito complessivo disponibile. Prima di uscire a riveder le stelle non ci si può sottarre al rapporto della BRI: certifica le disparità tra profitti e redditi. Queste le condizioni di stress per i redditi che hanno generato la crisi e che dalla crisi verranno aggravate. Superato tra grida, improperi e qualche bestemmia il guado di quel mercato, brilla con forza la debolezza della Gente che lavora. Ci si scorge tristi, avviliti, immiseriti, pronti a gettare la spugna. Poi d’un tratto un bottone. Schiacciato, illumina una scritta multicolore che rischiara ed infonde vigore: TUTTI CONSUMATORI. Una tecnica di anamnesi insomma, messa lì a bella posta. Sottratti d’imperio all’imperio dell’happy hour, alè di corsa per rinverdire la memoria, scorgendo al fine le nostre Risorse. Esposti a caratteri cubitali i nostri punti di forza, si debbono attraversare: si passa per l'affrancamento dal bisogno che sottrae l'acquirente al consumo di necessità si prende atto come il lavoro di consumazione disponga, confezioni, garantisca la crescita economica ed ancora, come i 2/3 del PIL ratifichino il contributo dei Consumatori alla generazione della ricchezza. Un grido ci accompagna all'uscita: Hanno più bisogno i Produttori di vendere che i Consumatori di acquistare. Usciti fuori zuppi di orgoglio, rigenerati dal transito nelle ragioni economiche del nostro Fare, avvinti da rinnovato vigore: quel drink, un obbligo. Siamo prossimi all'apoteosi. Prima, l'ultima prova: la "sintesi degli opposti". Trovare la migliore combinazione acciocchè la nostra debolezza reddituale, combinata con la forza del nostro ruolo, trovi soluzione per il nostro vantaggio. Esercizio non facile, non impossibile. Ci si lambicca, si improvvisa, si recalcitra; qualcuno scuote la testa; tutti ce la mettono tutta, avvinti da un fervore costituente. Eccola l'apoteosi, la ratifica della costituzione di una lobby: “la lobby più forte di tutte le altre”. La lobby di tutti, quella dei Consumatori dove si mostrano i muscoli, si impostano nuovi equilibri, si vince al gioco del reddito per uscire dall'economia della crisi. Il premio? Il Reddito di scopo che compensi l'insufficenza del reddito da lavoro e così tornare a recitare da protagonisti e senza affanni il nostro ruolo. Essì, conviene, a tutti! Mauro Artibani, l'economaio https://www.amazon.it/s/ref=nb_sb_ss_i_3_7?__mk_it_IT=%C3%85M%C3%85%C5%BD%C3%95%C3%91&url=search-alias%3Daps&field-keywords=mauro+artibani&sprefix=mauro+a%2Caps%2C207&crid=E9J469DZF3RA