martedì 28 giugno 2016

AI CONSUMATORI TOCCA PRODURRE CRESCITA

A che gioco giochiamo?
Se produzione e consumo sono la sequenza obbligata del  meccanismo produttivo affinchè funzioni e generi ricchezza, ai produttori tocca produrre merci, ai consumatori acquistare.
Agli uni produrre valore, agli altri trasformarlo in ricchezza.
Una notazione non del tutto marginale perchè quella trasformazione possa realizzarsi: occorre danaro.
Quel danaro che i produttori dispensano con parsimonia; quello che i consumatori hanno abbondantemente utilizzato senza risparmio, anzi indebitandosi: pur di adempiere al nostro ruolo, questo ed altro.
Per quanto mi riguarda, sono andato ben oltre il bisogno;  sono addirittura ingrassato. Vesto rigorosamente alla moda, sono armato di gadgets di tutti i tipi.
Per continuare a consumare ho fatto circuire le mie passioni, le emozioni, pure i capricci.
Pur di adempiere al mio dovere ho acquistato anche shampoo al cioccolato, l'Happy hour l'acquisto anche fuori orario; sono talmente in sintonia con il mio esercizio che vado in cerca di esperienze da acquistare in ogni dove.
La vita spesa a fare la spesa è una missione: un mestiere agito con solerzia, abnegazione e....
Per tutta risposta giunge la notizia che per i nostri colleghi USA, nell'ultimo anno, sono aumentati del 40% i fallimenti individuali: hanno acquistato troppo, hanno speso troppo.
Un attacco al TENORE DI VITA, IL POTERE D'ACQUISTO spaccato, LA PROPENSIONE AL CONSUMO trozzata.
La fiducia....pah!
Morale: falliti! Dove abbiamo fatto male?
Quelli del credito non ci fanno più credito.
Non si acquista a credito, ci manca il credito da restituire agli istituti di credito, screditati anch'essi dalla mancanza di credito; per i produttori poi, con i loro prodotti confezionati e invenduti: RECESSIONE! ...Gulp!
Ah, se avessi castigato la voglia di consumare!
Beh, allora caduta dell'attività produttiva, riduzione dell'erogazione del credito; insomma una riduzione dell'attività economica: RECESSIONE! ...Sob!
C'è qualcosa che non torna; tocca a noi fare chiarezza, ne va del nostro equilibrio neurologico.
LORO stanno mettendo in campo le contromosse abituali: riduzione del costo del denaro, stimoli fiscali, ricette keynesiane.
Questa volta pure l' FMI suggerisce politiche espansive di bilancio. Tutto per innondare di liquido monetario il mercato e tornare a farci consumare.
A ben guardare, le stesse ricette congiunturali che hanno concorso agli attuali squilibri.
E Noi?
Si, noi.
Quelli che consumando producono ricchezza.
Quelli che.... Ah, se non ci foste voi!
Quelli che.... siamo il motore della macchina produttiva.
Quelli insomma del ruolo formidabile, forte, da reclamare tuttodunfiato.
Si, proprio noi: che fare?
Attendere gli sviluppi, vedere, stare a guardare; magari sperare?
Dobbiamo dire la nostra.
Di primo acchitto interrogare i fatti: qual è la misura giusta del consumare, fin dove spingerci, quanto poter azzardare?
Poi farci carico, proporre, disporre.
Ad occhio e croce un consumare che si renda compatibile con le risorse a disposizione di tutti: quelle economiche, quelle ambientali, pure quelle etiche.
Tre distinti cardini per circoscrivere un'area di sviluppo più equilibrata nella quale far decantare gli eccessi e fornire misura all'azione.
Insomma un nuovo target per i consumatori: produrre BENESSERE in grado di fornire Valore Aggiunto alla ricchezza per lenire gli affanni che mettono a rischio il bene comune.
Un valore aggiunto insomma per la responsabilità delle nostre azioni.
Occorre uscire dalla pratica dilettante, attrezzare professionalmente la nostra azione per reclamare risolutamente la gestione della DOMANDA - marketing e pubblicità facciano un passo indietro - potremo condizionare l'offerta: disporre come, cosa, quando, quanto produrre.
Con accorte scelte tattiche - che non sto qui a raccontarvi - incidere sul prezzo delle merci.
Poi, farci offerenti delle nostre mercanzie: il nostro tempo, l'attenzione, pure il danaro. Sono risorse scarse, hanno un valore inestimabile sul mercato.
Dobbiamo fare UTILI per dare ristoro alle nostre finanze e un contributo alla produttività del meccanismo economico. Altro che credito in concessione e prebende di varia natura.

Mauro Artibani


martedì 21 giugno 2016

L'ECONOMIA REALE E LA CRISI

Si è iniziato nei corridoi delle banche, poi nei salotti televisivi, pure nelle cucine della povera gente, persino, con comprensibile pudore, nei gabinetti dei ministri delle finanze e nelle stanze da letto di insonni abitanti.
Tutti a chiedersi: la crisi finanziaria che scrolla il mondo finirà con il contagiare l’economia reale?
I più, con supponenza, dicono si; i meno, con comprensibile imbarazzo, dicono ni; i professional consumers, con spudorata franchezza, dicono no!
Essipperchè la crisi del credito opaco non è genitrice ma generata.
Figlia di un genitore reprobo, quel Debito abbondantemente in eccesso che sostiene il mercato dei Consumi.
Pure il debito è figlio, di un genitore scuro in volto, affranto, immiserito: il Reddito.
Sempre più insufficiente a sostenere la Domanda di chi deve smaltire l’eccesso di Offerta che staziona in ogni dove.
La crisi nasce qui nel ganglio più sensibile proprio dell’economia reale.
Sta qui il bubbone a cui si è tentato di dare soccorso con il debito, che si è trasformato in credito, che si è trasformato in business, che si è trasformato in dis credito: Una famiglia, insomma, che ha mostrato comportamenti non proprio dabbene.
Il cortocircuito iniziale sta tutto negli squilibri che da anni stazionano nell’economia reale e che si è propagato all’intero meccanismo economico stabilendo un circolo vizioso che si autoalimenta.
Se non si interviene sulla causa, quel reddito insufficiente: non c’è trippa per gatti!
E, vi prego, questa non è faccenda che ha da fare con l’Etica, semmai con la matematica.
Anch’io preferisco un’etica che fornisce misura all’agire ad un’economia che propone lo smisurato del vivere oltre le possibilità.
Questa crisi  è crisi però di una matematica ideologica incline alle addizioni, senza mai tirare le somme.
Per questo se , nel breve, per tornare a far scorrere la liquidità può essere utile dare ancora ricostituenti al virus del debito, occorre fare attenzione però a voler curare la malattia con il virus.
Essipperchè, quei credti incagliati nelle banche segnalano come lo spazio d'azione sia talmente stretto che per passarci ci si faccia le bua.

Mauro Artibani


martedì 14 giugno 2016

A A A: OFFRESI ACQUISTO A PREZZI MODICI

Quattro fatti ed un interpretazione.
Quando l’Offerta di prodotto ha sopravanzato la Domanda siamo entrati trionfanti nell’economia dei Consumi.
Quando, affrancati dal bisogno, viene sollecitata l’insaziabilità del desiderio, per costruire attese di acquisto, quell’economia si fa Società.
Quando il benessere viene acquisito dai più, la Socio Economia dei Consumi trionfa.
Quando saltano remore, valori, etica, morale finisce il “proibizionismo”; sacrificio necessario per non porre ostacoli ad uno sviluppo indefinito.
Voilà la vita spesa a fare la spesa. Un crescendo rossiniano per una musica da organetto.
Questo ci tocca fare per mantenere il nostro Tenore di vita.
Quanto ci costano questi vocalizzi da operetta?
Redditi insufficienti, sovraindebitamento, monnezza che ci soffoca, relazioni umane sacrificate alle liturgie acquisitive.
Non è un bel vedere.
C’è stato affibbiato un compito: offrire garanzia di consumazione del prodotto, costi quel che costi.
Per i costi sociali delle allucinate solitudini ci pensa la letteratura sociologica, i costi ambientali li fa l’ecoeconomo.
Facciamo almeno quelli delle nostre tasche.
I consumatori Usa, con 2.560 mld di $ impiegati per il Credito al Consumo, mostrano la loro solerzia e con un oceano di fallimenti individuali la loro abnegazione.
Se tanto ci da’ tanto: quale futuro per il nostro futuro?
Lo 0,7% del PIL USA, generato dal business del credito, non lenisce le nostre pene; le alchimie finanziarie a supporto del debito, che scoppiano come bolle di sapone, neppure: buio in fondo al tunnel.
Dobbiamo rimboccarci le maniche epperchennò mettere a profitto il Valore delle nostre Azioni.
Tutte.
La garanzia di consumazione del prodotto, la nostra fiducia, l’impiego del nostro tempo, l’attenzione, il denaro, pure la prodigalità: insomma la pratica quotidiana dell’Azione.
Questo il nostro contributo: un vero e proprio Lavoro.
Se retribuito potrà dare sprone alla baracca.
Se solidale dare ristoro a quelle solitudini.
Rassettare l’ambiente per non lavorare “immondezzati” diventa un obbligo.
E poi, giova farne tesoro, un ambiente consumato non possiamo consumarlo.

P.S.
Vista la congiuntura sfavorevole delle nostre finanze offriamo l'acquisto a prezzi modici.

Mauro Artibani



martedì 7 giugno 2016

ET VOILA', LA SWITCHING ECONOMY

La spending review non tocca solo alla pubblica amministrazione. In tempi di crisi, anche i consumatori danno un taglio alle spese.
Dal distributore di benzina, al supermercato, al fornitore di energia: sono oltre 19 milioni gli italiani che hanno cambiato i propri fornitori nell'ultimo anno, per un risparmio che è in media pari a 634 euro l’anno.
Et voilà la switching economy, ovvero, risparmio sui costi ottenuto cambiando fornitore, senza necessariamente scegliere un prodotto o un servizio diverso o di qualità inferiore.
L’indagine commissionata da Facile.it all'istituto mUp Research, lo dice.
L’analisi, condotta su un campione rappresentativo della popolazione italiana adulta e in occasione del quinto anno di attività del comparatore, ha evidenziato come lo switch sia avvenuto in quasi tutti i settori. Se le automobili sono una delle spese principali delle famiglie italiane, negli ultimi 12 mesi 9,1 milioni di italiani hanno risparmiato cambiando assicurazione; in 2,8 milioni hanno dichiarato di aver risparmiato cambiando distributore di benzina.
Per la casa, sono 570mila gli italiani che hanno voluto sostituire il proprio mutuo; molti di più quelli che hanno deciso di scegliere un nuovo fornitore per le utenze domestiche.
Poco meno di 7 milioni hanno firmato il contratto con una compagnia diversa per energia elettrica o gas.
Appena più di 6 milioni gli italiani che, nel 2015, hanno optato per un diverso fornitore di linea fissa o ADSL.
Quasi il 10% del campione intervistato, 5,7 milioni di persone, per risparmiare ha scelto invece di cambiare supermercato, mentre sono 550mila gli italiani che hanno cambiato contratto della Pay TV.
Campioni nel cambiare campo, gli italiani hanno fatto onore della switching economy: l'anno passato 7,5 milioni di individui hanno cambiato operatore di telefonia mobile mentre 3,3 milioni hanno oggi una diversa banca o un diverso conto corrente o deposito.
Orbene, 634 euro x 19.000.000 di italici acquirenti = 12.046.000.000 di euro.
Ormale, si dirà: 0,78 di meno Pil; ..... di Iva in meno, indi meno spesa pubblica; verrà ridotta la produzione, la spesa in conto capitale, meno occupazione, meno redd.......... e chi più ne ha, più ne metta.
Ennò, quei 634 euro sono il risultato di un miglioramento congiunto della domanda e della redditività del reddito disponibile, che aumenta il potere d'acquisto.
Non ci siamo ancora però! Tocca recuperare le perdite di quel potere che, come dice il centro studi Confcommercio, va indietro al 1988. Si, dall'altro millennio mal funziona il meccanismo che trasferisce la ricchezza generata dalla crescita ai soggetti che agiscono nel sistema produttivo!
Alè, tocca fare ancor più, domanda sapiente.
Con le freepress, ti informi a costo zero. Il guadagno? 600 euro l'anno di soldi non spesi.
Se abiti gli Outlet e lì ti abbigli, fai affari d'oro. Con i Social shopping, le Imprese in sovraccapacità, acquistano la domanda con sconti fino al 70%: un bel guadagno. Con le piattaforme di Uber e Airbnb, trasformi casa ed auto in beni di investimento per fare affari e guadagnare.
Buon switching a tutti, insomma, almeno fino a ritrovare quel punto di equilibrio che consente di disporre di un reddito adeguato ad acquistare quanto viene prodotto per fare la crescita economica.
Poi? Poi si vedrà!

Mauro Artibani