venerdì 27 aprile 2012

W L’IVA

Liberazione dal bisogno. E' accaduto perché invece di cibarmi ingrasso, invece di abbigliarmi vesto alla moda, per andare da qui a lì acquisto un Suv. Gaudio! Da questo affrancamento Produzione e Consumo hanno ricavato opportunità straordinarie. La fine della penuria per Noi, per Loro l'inizio della Produzione per il consumo. Per Noi la liberazione dalla necessità, per Loro l'apertura alla produzione dell' "inutile". Tutti soddisfatti : Abbienti Noi, Gongolanti Loro . Loro a produrre profumi, abiti, libri, automobili, terminali multimediali. Noi ad acquistare bellezza, fascino, sapere, velocità, polisensorialità: un bel guadagno! Loro vendono merci, Noi acquistiamo passioni, emozioni, sogni e chissà quanto altro ancora. Un consenso straordinario sostiene tutto questo: chi è fuori dal gioco per giocare ha abbattuto muri; altri si infilano clandestinamente dentro i nostri confini. Poi, a forza di acquistare, non riusciamo più a risparmiare anzi ci si indebita; per smaltire gli eccessi si inquina, continuando si allarga il buco nell'ozono. Basta. Essipperchè, passi per il mancato risparmio che non ci consentirà di integrare la magra pensione; l'inquinamento si può relegare a problema etico infischiandocene; per il buco nell'ozono troppo grande non si ha la toppa per il rammendo. Per il debito no. Gli interessi su quel debito possono alterare risolutamente il rapporto qualità/prezzo delle merci e questo risulta, per un Professional Consumer, francamente inaccettabile: dobbiamo ribellarci! Siamo tanti, praticamente tutti. La liberazione dal bisogno ci consegna una forza d'urto senza precedenti: non ci prenderanno per fame. La produzione della ricchezza, per il 70%, è appannaggio della nostra azione di Consumo. Siamo in grado di reclamare il Potere senza se, senza ma: El Consumidor unido jamàs sera vencido. Rivoluzione! Democratica, moderata, liberale ma rivoluzione. Dobbiamo riequilibrare i ruoli, redistribuire i redditi; pretendere una moratoria sul Debito da Consumo; dare valore legale al titolo di Professional Consumer. L’indifferibilità del consumo per la crescita economica ne fa un lavoro che occorre assumere come vincolo costituzionale. Riformare l'istruzione scolastica dei giovani, al fine di dotarli di un conveniente Capitale Umano, una necessità. Un’idonea dotazione di Capitale Sociale, come contributo alla produttività del Sistema, un obbligo. Si ritiene indispensabile infine rivendicare capacità impositiva. Si. W l'iva. Quell' Imposta per retribuire il Valore Aggiunto, il Nostro, quello creato dalle nostre azioni di Consumo/Lavoro per confezionare la crescita che Loro, quelli della Produzione, dovranno finalmente sborsare per restituire a Cesare quel che è di Cesare. Solo così rifocillati potremo tornare a spendere per generare ricchezza. Interessati, Portatori di Interesse, torna conveniente farci carico della riqualificazione dell'ambiente. Eggià, un ambiente consumato non possiamo consumarlo! N.B: Per non creare allarme sociale, per non scandalizzare i benpensanti si ritiene opportuno sostituire al desueto “rivoluzione” la politically correct dicitura "occorre la lobby dei consumatori, quella più forte di tutte le altre". Questa soffiata viene da una fonte insospettabile: il già presidente dell'Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato, oggi sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Antonio Catricalà. Mauro Artibani Per approfondire il tema trattato: PROFESSIONE CONSUMATORE Paoletti D’Isidori Capponi Editori Marzo 2009 www.professionalconsumer.wordpress.com www.professioneconsumatore.org

venerdì 20 aprile 2012

LA CRESCITA ECONOMICA TRA IL DIRE ED IL FARE

Crescita, crescita, crescita, per uscire dalla crisi senza se, senza ma. Si, insomma +Pil. Quel pil, che per quanto abbia perduto l’appeal dei giorni migliori resta lo strumento che misura l’aumento della ricchezza generata nel corso di un anno. Bene, andiamo al sodo: questo pil non misura quanto prodotto, misura invece il consumato. Ad esser pignoli non è neppure un prodotto bensì una somma, seppur algebrica: l’equivalente della spesa effettuata dagli agenti economici; nella fattispecie la spesa privata, quella pubblica, quella per gli investimenti produttivi, quella per le scorte di magazzino delle imprese, fino alla spesa estera. Tutto fila quando i Consumatori, quelli che fanno la spesa privata, hanno redditi adeguati a generare l’ormai consueto 60% di quel pil; gli altri, sollecitati da cotanto fare, faranno il resto. Quando, e siamo all’oggi, quei redditi sono insufficienti e viene a mancare tal contributo, resta l’invenduto. I Produttori visto l’andazzo tirano i remi in barca, fanno fatica ad investire per nuovamente produrre, anche ad attrezzare scorte per magazzini già pieni. Per gli improvvidi della spesa pubblica che fanno la crescita quando si riducono le entrate fiscali di quelli di prima, quando si tenta di ridurre questa spesa per ridurre il debito statale, fanno anch’essi meno pil. Già, chi cacchio dovrebbe far crescere sto benedetto Pil? Beh, c’è chi con l’agenda della crescita organizza manovre per spingere la produttività di quella domanda estera che quando tira fa + 1%. Mauro Artibani Per approfondire il tema trattato: PROFESSIONE CONSUMATORE Paoletti D’Isidori Capponi Editori Marzo 2009 www.professionalconsumer.wordpress.com www.professioneconsumatore.org

giovedì 12 aprile 2012

UN GOVERNO PER GOVERNARE LA CRESCITA

9 trilioni di euro i risparmi degli italiani, molti mal allocati, troppi sottratti alla crescita. 1,9 trilioni il debito pubblico dello Stato degli italiani. Il Governo prende dagli uni prelievi di ogni sorta che ficca nelle casse per sanare il deficit, ridurre il debito. Operazioni socialmente discutibili, economicamente impeccabili. Si può fare di più! Le casse delle Imprese sono piene di liquidità, i magazzini di merci invendute, lo certificano Istat e Eurostat, lo riferisce BankItalia. I redditi invece, erogati a chi lavora, risultano insufficienti per acquistare quanto prodotto da quelle Imprese. Bene, occorre sollecitare le Imprese renitenti ad investire per produrre altre merci, ad investire per smaltire quanto prodotto; riducendo il prezzo delle merci aumenta il potere d’acquisto. Per un Governo, che stenta a mettere in campo politiche per la crescita, un’ opportunità: rimuovere tutte le politiche di reflazione che artificialmente hanno sostenuto la spesa, ingolfato i conti, alterato il meccanismo dello scambio, reso opaco il mercato. Opzione economicamente discutibile; impeccabile, per rendere il mercato efficiente e dare spinta alla crescita. Mauro Artibani Per approfondire il tema trattato: PROFESSIONE CONSUMATORE Paoletti D’Isidori Capponi Editori Marzo 2009 www.professionalconsumer.wordpress.com www.professioneconsumatore.org

venerdì 6 aprile 2012

UN NUOVO EQUILIBRIO TRA SPESA E REDDITO

Mettiamo che qualcuno formuli la formula dell’identità tra Pil e domanda aggregata; poi stabilisca una seconda identità, quella tra la spesa e i redditi e imprecando sentenzi: “giacchè la mia spesa è il vostro reddito.”* Ragionando della propensione al consumo degli individui scopre pure che la capacità di spesa sia inversamente proporzionale al reddito disponibile. Vero, quel reddito generato dalla spesa remunera il lavoro messo in campo dai singoli per la generazione del valore: diverso il valore generato, diversa la retribuzione. Indipercuiposcia al mercato, dopo aver fatto la spesa, agli abbienti resta il resto, risparmiano; ai meno abbienti resta niente, spendono tutto; agli affatto abbienti manco il resto, anzi no, resta il debito. Quel reddito non speso e quello speso troppo alterano l’equilibrio tra quanto prodotto e quanto consumato. Per ripristinare quell’equilibrio si tenta una iperbole: il risparmio degli abbienti in banca si fa credito, debito per chi non ha, che prima mette una pezza poi fa saltare il banco. Il tizio, giàccheccè, per quelli parsimoniosi individua pure una congiunzione astrale negativa: con il “paradosso della parsimonia” li coglie in fallo; nella fallacia di quel fare mostra come la sottrazione delle risorse di reddito alla crescita faccia tutt’uno con la riduzione dei risparmi accantonati. Orbene, quel qualcuno, tal Keynes, spigolando qua e là fornisce fiches; ai diversamente retribuiti tocca giocarle per guadagnare “reddito di scopo” alla partita della crisi economica. In questa crisi una domanda in difetto, contratta da redditi mal allocati e da un credito inattingibile, fa dell’offerta un eccesso, impallando il meccanismo dello scambio. Eggià, perché quando vi è troppo da acquistare, quei redditi disallineati risultano ancor più insufficienti a smaltire e quel troppo sarà ancor di più. Se tanto mi dà tanto verrà così svalutato il valore di quelle merci, si ridurrà ancor più la ricchezza complessiva, ancor meno reddito a disposizione degli agenti economici e quel debito, oramai inattingibile, si proporrà ancora l’ancora di salvezza di una economia squilibrata. A meno che….si configuri un equilibrio tutto nuovo. Fin qui la spesa ha speso redditi che retribuiscono il lavoro della produzione, non quello di consumazione; occorre acquisire quella preziosa risorsa produttiva, la propensione che fa la crescita, remunerarla abbassando che so…, il prezzo delle merci per chi ha meno. Se ad alcuni parrebbe non fondato tal remunero, si può alzare la posta mettendo in campo il costo del Tempo, dell’Attenzione, dell’Ottimismo che quei titolari della domanda più impegnano nel fare quella spesa, necessaria a generare reddito. Un remunero aggiunto a quello smilzo reddito, per dare focillo alla spesa privata che fa i 2/3 del Pil, che sollecita la spesa per gli investimenti delle Imprese, abbevera il fisco che spinge la spesa pubblica; giustappunto il modo per impiegare al meglio le risorse produttive. Sorbole, se con il mio esercizio di spesa integro i miei guadagni, ho di più per smaltire il prodotto, genero altro reddito, non ricorro al debito; altri avranno la s-convenienza ad un troppo parsimonioso risparmio. Tutti daranno compiuto sprone alla produttività totale dei fattori, pure quelli del consumo. *John Maynard Keynes, The Means to Prosperity, 1933 Mauro Artibani Per approfondire il tema trattato: PROFESSIONE CONSUMATORE Paoletti D’Isidori Capponi Editori Marzo 2009 www.professionalconsumer.wordpress.com www.professioneconsumatore.org