mercoledì 27 gennaio 2021

IO STO CON I BAMBOCCIONI

Si, sto con i bamboccioni! No, non è un ammicco, piuttosto un pagar dazio. Essipperchè ciascun genitore può anche supporre di aver fatto il meglio per la prole, tutti insieme si è fatto il peggio! La cosa è andata pressappoco così: I loro bis nonni, nel contado, facevano affari insieme ai tanti figli zappando e mangiando la penuria raccolta; l’alfabeto: il lusso dei pochi che andavano a scuola. I nonni invece, anche se appena abc’dati, si inurbarono per lavorare e poter sfamare la famiglia. Noi padri, in città venimmo al mondo e sfamati; tutti andammo a scuola, calzati e vestiti. Si, in quello ieri, noi 70’enni d’oggi, l’avemmo vinta su tutto cominciando a godere. Premiati da un lavoro stabile, un salario che saliva, una sanità che sanava, la pensione davanti rassicurava, con dietro un passato finalmente passato, in mezzo ad un’68 a far casino contro tutto e tutti. Quando godi spendi, spendendo ti affranchi dal bisogno; affrancato e istruito prendi la palla al balzo, vai zingaro ben oltre il contado e la casa che pur hai. Da baby boomers, al potere senz’ansia, ad anziano saccheggiando previdenza e assistenza attrezzate all’uopo: una pacchia! Già, pacchia e chi la paga? Quello Stato, da noi governato, che ha preso a credito questo godere ben oltre il limite? Noi, genitori ricchi in questo Stato povero, come i nostri generati? Beh, no, noi non ci saremo; toccherà pagarlo a quelli che saranno lì alla scadenza del debito! Magari ai cocchi: voi, nati digitali da grembi analogici, con il vostro capitale umano disoccupato; voi, che della vita spesa a fare la spesa e dagli stomaci prodighi, sareste Principi senza poterne far vanto; si voi, come farete a pagare quel che vi spetta alle scadenze? Cavolo, con lo stand by del vostro produrre e del consumare verranno bruciate quelle risorse di produttività che faranno mancare ancor più il lavoro, ancor peggio la paga. Ecco, noi bolsi stiamo con voi anche se… le paghette non potranno bastare manco, credo, la rinuncia al torneo di bocce, per tenere i nipotini, potrà farvi lavorare. Mauro Artibani, l'economaio https://www.amazon.it/s/ref=nb_sb_ss_i_3_7?__mk_it_IT=%C3%85M%C3%85%C5%BD%C3%95%C3%91&url=search-alias%3Daps&field-keywords=mauro+artibani&sprefix=mauro+a%2Caps%2C207&crid=E9J469DZF3RA

martedì 19 gennaio 2021

QUEL FUTURO DEL LAVORO CHE INTERROGA TUTTI.

C’è il futuro del progresso economico che interroga tutti. Quelli del World Economic Forum, pur essi interrogati, auspicano: Il mondo del lavoro sta cambiando rapidamente e sarà necessario delineare nuovi modelli di lavoro sani, per incanalare tale cambiamento nella creazione di mercati del lavoro più forti, e garanzie sufficienti. La creazione di posti di lavoro era in cima all'agenda di ogni paese anche prima dell'avvento del COVID-19 e della relativa devastazione economica, insieme alla definizione delle politiche intese ad aiutare sia i lavoratori che i loro datori di lavoro. Gli approcci di maggior successo dovranno tenere conto dei mutamenti demografici e dei ruoli lavorativi in evoluzione e faranno leva sulle interruzioni come mezzo per progettare luoghi di lavoro che soddisfino al meglio le esigenze di tutti Porcoggiuda, a voi del WEF che fate auspicio, l’avevo già detto; vabbè lo ridico! Dunque, si deve mettere “prima il lavoro” poi “aiutare sia i lavoratori che i loro datori di lavoro” infine “progettare luoghi di lavoro che soddisfino al meglio le esigenze di tutti”? Già, ecchè ci vuole. Prima però occorre aggiustare il tiro. Datori di lavoro loro, dite? Datori si…. non creatori. Crea il lavoro chi, con la spesa, acquista il già prodotto e consumandolo ne consente la riproduzione; solo dopo si potrà dare quell’occupazione che, con il lavoro, farà merce nuova. Quanto al dover aiutare lavoratori e datori: già fatto! Da pressappoco 60’anni, seppur affrancati dal bisogno, circuiti da tecniche e politiche di reflazione, vieppiù con un debito oltre ogni ragionevole dire! Progettare, infine, luoghi di lavoro? Oh, beh… magari ristrutturare quelli che già ci sono? Il luogo del Mercato per esempio, là dove viene generata la ricchezza, se quelli che vi lavorano possono svolgere compiutamente il ruolo che spetta loro: produzione e consumo. Giust’appunto, se mal funziona occorre liberarlo dagli impacci che impediscono di fare il prezzo giusto del valore, consegnato dalle parti nello scambio: il valore della Domanda, per esempio, la sola merce scarsa sul mercato. Aggiustato il valore, si aggiusta quel potere d’acquisto che, con la spesa, crea il lavoro che si auspica fornendo pure le Imprese del denaro per poterlo adeguatamente remunerare. Essì, miei cari del WEF, non vi sembri un paradosso, funziona così! Mauro Artibani, l'economaio https://www.amazon.it/s/ref=nb_sb_ss_i_3_7?__mk_it_IT=%C3%85M%C3%85%C5%BD%C3%95%C3%91&url=search-alias%3Daps&field-keywords=mauro+artibani&sprefix=mauro+a%2Caps%2C207&crid=E9J469DZF3RA

martedì 12 gennaio 2021