mercoledì 28 settembre 2016

LA CRISI, LA GATTA, IL LARDO E LO ZAMPINO

Secondo il ministro dell'Energia venezuelano, Eulogio Del Pino, il livello di produzione mondiale del petrolio risulta eccessivo e dovrebbe essere ridotto di almeno il 10% per tornare a stimolare i prezzi.
Niente di nuovo all'orizzonte, il carattere distintivo dell'Economia dei Consumi sta proprio nel sovrapprodotto che affolla il mercato.
Se mai vi fosse stato bisogno della ratifica politica a tanta evidenza empirica, ora v'è.
Dentro il G20, ad Hangzhou in Cina, dove si continua a ridire il già detto nei summit precedenti, ops, una presa d'atto: "Riconosciamo che l’eccesso di capacità produttiva nell'acciaio e altre industrie sia un problema globale che richiede risposte collettive."
Nel comunicato finale si decide, addirittura la costituzione di un forum "per monitorare il processo" e tagliare la sovraccapacità.
Beh, intanto che loro monitorano, sbircio in giro per conto mio e...:
* Più prodotto pubblicitario di quanto l'attenzione ne possa intercettare.
* Tanta informazione prodotta, non altrettanta conoscenza.
* Ogni anno 30 milioni di autovetture invendute a fronte di 90 milioni di unità prodotte nel mondo.
* Le Utility dell’energia, in Europa, il 30% di sovraccapacità;
* Le Poste italiane hanno il 20% di sportelli di troppo;
* Le banche Ue chiudono le troppe filiali;
* Negli Usa si raccontano 24 mesi di eccesso di capacità nelle imprese edili: due anni senza costruire per smaltire 8 milioni di abitazioni.
* L’AD di Research In Motion dice “ troppi e troppo potenti i nuovi dispositivi wireless presenti sul mercato, si rischia l’intasamento totale delle reti senza fili”
* I saldi, due volte l'anno, per smerciare merci invendute.
* Gli outlet, i luoghi dove si tenta di smaltire l'invenduto.
* La moda, il modo dell'usa-e-getta per vendere l'eccesso.
*Ogni giorno, in ogni rivendita di pane di Milano, 6 Kg di pane restano invenduti.
*Il Governo della Cina ha dichiarato “sovraccapaci” 11 dei 18 settori industriali.
* 840 milioni di tonnellate l'anno, il surplus di acciaio prodotto nel mondo.
* In Cina sono state costruite 10 nuove città, attrezzate di tutto punto, inabitate.
* Nel mondo di internet gira il numero 3,5 che grida sovraccapacità. Si legge così: Nella rete
ci sono un miliardo di siti, 3.5 miliardi gli utenti che li usano.
* Il surplus delle risorse naturali impiegate per produrre merci altera la capacità riproduttiva
della natura.
* I redditi erogati per produrre quell'eccesso risultano insufficienti a smaltirlo.
Visto?
Beh, intanto che loro monitorano e prima che taglino, ammesso che taglino, si possono fare quattro conti: quei "sovraccapaci", per mitigare il danno, tagliano la spesa in conto capitale poi tagliano il lavoro; quel che resta lo pagano meno, reo di aver sovrapprodotto.
Orbene, così si amplia il danno perchè la ricchezza, generata dalla spesa, viene trasferita dalle Imprese agli attori di mercato mediante il remunero di quel capitale e quel lavoro: così tal traferimento mal trasferisce. Resta di più nelle tasche proprio di chi si sottrae alla spesa per gli investimenti, arriva meno a chi ha più propensione alla spesa. Non è finita, anzi, questo maltrasferito sottrae pure al prelievo fiscale le risorse per fare la spesa pubblica.
Questa la modalità tecnica della crisi! Cosi al mercato della spesa aggregata non vanno tutti, quelli che vanno hanno da spendere poco; altri, oltre al poco, male. Per le Imprese ancor più sovrapprodotto, ancor più invenduto.
Con questi chiari di luna, la produttività totale dei fattori collassa, l'output gap esplode.
Peggio di così si muore, la crescita pure!
I Policy Makers, per mettere le pezze e non far fare al mercato il prezzo della sovraccapacità, hanno dato la stura alle tecniche di reflazione* piazzandole in ogni dove, con l'intento di poter surrogare con il debito tale inefficienza.
Bene, se ancora non basta il picco del debito a chiedere conto dell'intrallazzo, tocca sospendere il soccorso di quelle tecniche per ripristinare l'efficienza del mercato nella determinazione dei prezzi. Con il prezzo giusto si può ricalibrare quello sgangherato meccanismo di trasferimento, evvivaddio rifocillare il potere d'acquisto di chi spende per generare nuovamente la crescita. Per questa via si rifocilla pure quel capitale e quel lavoro non più sovraccapaci; con il prelievo fiscale pure la spesa pubblica produttiva.
Essì, conviene.
A tutti!

*Reflazione, azione messa in atto con l'intento di dare sostegno alla domanda per non far scendere i prezzi.

Mauro Artibani



martedì 20 settembre 2016

TRASFERENTI RICCHEZZA CHE MAL TRASFERISCONO

All'inizio fu Tremonti, Ministro dell'economia, di fronte alla crisi soleva dire "E' terra incognita".
A distanza di tempo l'attuale Ministro Padoan dice: " La prima considerazione banale è che a molti anni dalla fine della crisi finanziaria stiamo ancora discutendo sulla bassa crescita, le cause sono più profonde e complesse di quello che si poteva pensare".
Beh oggi mi sento fortunato, già temerario, mi metto a dire quel che altri, per mestiere, avrebbero dovuto pensare.
Dunque, cause più profonde e complesse: come quella di ritenere lecito creare ricchezza con il debito?
Già, questo si fa da tempo immemore nel mondo; là dove vanno a braccetto gli 80.000 mld di $ del Pil con i 200.000 mld di debito.
Già, già, perchè un tal ossimoro governa gli equi/squilibri economici?
Beh, basta pizzicare qua e là tra le notizie:
Perchè i redditi delle Famiglie, ha stimato Confcommercio nel 2013, sono gli stessi dell'1988. Aivoglia a fare la spesa!
Perchè nel 2014 il tasso di occupazione della popolazione di età compresa tra i 15 e i 64 anni, nell'UE-28, è stato del 64,9 %; il 35,1 % di chi potrebbe lavorare viene costretto all'ozio, altro che fare la spesa. Altri lo saranno.Secondo la societa’ Forrester, entro cinque anni, l’utilizzo dei robot portera’ all’eliminazione del 6% circa dei posti di lavoro.
Perchè secondo gli ultimi dati della Commissione europea la differenza tra le entrate Iva previste e quelle effettivamente riscosse è ancora una volta a “livelli inaccettabilmente alti”:159 miliardi nel 2014. E a quanto ammontano quelle mancate entrate dai redditi non dichiarati sul fatturato nascosto all'Iva? Se tanto ci da' tanto, con che si fa la spesa pubblica?
Oibò, se da questi pertugi non transita il foraggio per fare quella spesa e smaltire quel che viene prodotto, come si rende spendibile, per le Imprese, fare la spesa per gli investimenti?
Tant'è, cresce senza sosta anche la liquidità parcheggiata dalle banche dell'Eurozona presso la Bce: 394,7 miliardi; proprio quella liquidità che non trova impiego, sotto forma di prestiti, nell'economia reale e viene parcheggiata overnight presso la Bce e remunerata a un tasso annuo negativo, pari a -0,40%, segnalando un aumento dell'avversione al rischio.
Questi i fatti ancorchè il fattaccio. Risulta evidante l'inefficace trasferimento della ricchezza, dall'impresa agli agenti economici, fornendo reddito al capitale e al lavoro per tenere attivo il ciclo produttivo.
Stanno qui le ragioni " profonde e complesse" della crisi.
Da qui occorre ripartire per riparare al danno: nell'Economia dei Consumi occorre correggere il meccanismo di trasferimento, remunerarando il lavoro di chi spende, affinchè possa farlo per poter generare nuovo Capitale, nuova produzione, nuovo lavoro seppur automatizzato e, suvvia, la crescita.

Mauro Artibani




martedì 13 settembre 2016

SIGNORI DEL G20, ALTRO CHE MONITORARE, S'HA DA FARE!

Comincia così il refrain che anticipa il G20: "Abbiamo bisogno di politiche forti per evitare la trappola della bassa crescita". Lo dice il direttore del Fondo Monetario Internazionale, Christine Lagarde, a poche ore dal vertice dei capi di Stato e di Governo del G20 ad Hangzhou in Cina, focalizzato proprio sulla bassa crescita, sulle forti disuguaglianze e sui lenti avanzamenti delle riforme strutturali.
Si prosegue cosà: "Le cause della bassa crescita sono più profonde e complesse di quello che possiamo pensare", ha aggiunto Padoan. "La formula del G20 lanciato qualche anno fa del 2x5, cioè di aumentare del 2% in cinque anni il tasso di crescita, sembra lontano". "Certo le performance della crescita sono diverse a seconda delle regioni e diverse sono le esperienze ma ci sono elementi comuni che vorrei ricordare per capire lezioni che si possono trarre soprattutto dal mio punto di vista."
Non pago chiosa ripetendosi: "La prima considerazione banale è che a molti anni dalla fine della crisi finanziaria stiamo ancora discutendo sulla bassa crescita. Le cause sono più profonde e complesse di quello che si potessero pensare".
Dentro il G20 si ridice il già detto nei summit precedenti, poi hop, una decisione si mostra: "Riconosciamo che i problemi strutturali, tra cui la capacità in eccesso in alcune industrie, aggravate da una debole ripresa economica globale e la domanda di mercato depresso, hanno causato un impatto negativo sul commercio e sui lavoratori. Riconosciamo che l’eccesso di capacità in acciaio e altre industrie sia un problema globale che richiede risposte collettive. Riconosciamo anche come quelle sovvenzioni e altri tipi di supporto dai governi sponsorizzate possono causare distorsioni del mercato e contribuire alla capacità in eccesso a livello globale e richiedono pertanto un’attenzione."
Nel comunicato finale si sostiene che "misure come i sussidi sono una causa alla radice delle distorsioni di mercato" e un forum sarà costituito "per monitorare il processo" di tagliare la sovraccapacità.
Io, che sono maligno, leggo, interpreto e sputo la sentenza: bassa crescita, ovvero troppo prodotto, poco consumato!
Già, quel troppo prodotto dai produttori che, per riparare al danno, tagliano i costi - prima quelli del lavoro – poi gli investimenti, sottraendo un bel gruzzolo al processo economico.
Essipperchè sta proprio nella farragine del dispositivo che alloca i redditi il problema: La ricchezza, generata dalla spesa, dalle imprese viene mal trasferita all'economia reale. Proprio quel reddito che arriva a chi lavora per produrre beni, si mostra da tempo immemore insufficente ad acquistare quei beni prodotti.
Quando questo avviene, l'esercizio del consumo viene differito, aumenta ancor più la sovraccapacità dell'impresa. Così si entra nella crisi; così ci si resta. Anzi no: con le politiche monetarie che forniscono credito, che diventa debito per surrogare quei redditi insufficenti, si fa tutt'al più quella "bassa crescita"!
Signori, dal G20 più che monitorare l'evidenza, tocca attrezzare la modifica del dispositivo di traferimento della ricchezza che, dentro l'Economia dei Consumi, genera queste pesanti diseconomie: se la spesa genera ricchezza, quella ricchezza deve tornare a chi fa la spesa per poter generare altra ricchezza!

Mauro Artibani



martedì 6 settembre 2016

PERCHE' NON CESSI IL MERCATO

La crisi non scende, vogliamo trasalire?
Trasaliamo: "Oggi la quantità offerta per la vendita al prezzo di ieri, supera la quantità domandata al prezzo di ieri. Se i venditori vogliono tirarsene fuori, devono vendere ad un prezzo inferiore a quello di ieri. Se tutti vogliono tirarsene fuori oggi e nessuno vuole comprare, il prezzo scende a zero. Il mercato cessa di esistere".
Ta, tatà, questo dice Gary North.
Se, con fare scaramantico, ti tocchi non basta quando dice questo l'Istat: Ad agosto si registra un peggioramento della fiducia sia tra i consumatori sia tra le imprese: l’indice del clima di fiducia dei consumatori passa da 111,2 di luglio a 109,2 e l’indice composito del clima di fiducia delle imprese scende da 103,0 a 99,4. Tutte le stime riferite alle componenti del clima di fiducia dei consumatori registrano una flessione, seppure con intensità diverse: il clima economico passa da 129,8 a 125,5, diminuendo per il quinto mese consecutivo; le componenti personale, corrente e futura, dopo l’aumento registrato a luglio, tornano a posizionarsi sui livelli del mese di giugno. Più in dettaglio: il clima personale passa da 105,0 di luglio a 103,6, quello corrente da 109,1 a 107,2 e quello futuro da 114,8 a 112,2.
Sfiducia degli agenti di mercato, insomma. Scrutiamo dentro i fatti: Crescita al rallentatore in Europa per la spesa dei consumatori per alimentari, bevande e prodotti per la casa che ha fatto registrare un incremento pari ai minimi livelli. E' quanto emerge dagli ultimi dati rilevati ed elaborati da Nielsen secondo i quali nel secondo trimestre 2016 i prezzi dei prodotti di largo consumo (FMCG - Fast Mover Consumer Goods) sono cresciuti anno su anno di appena lo 0,7% e, nello stesso tempo, i volumi hanno fatto registrare una variazione dello 0,1%, il valore più basso degli ultimi due anni. Di conseguenza i fatturati dei distributori sono cresciuti dello 0,8%, il tasso minimo da quando sono state effettuate le misurazioni di Nielsen a partire dall'ultimo trimestre 2008.
Anatema, anatema! Cosa fare per sventare quel che dice North?
Beh, perchè il prezzo non scenda a zero ed il mercato non cessi, s'ha da fare in modo che il denaro che consente di fare il prezzo ci sia. Nelle tasche giuste e nella quantità adeguata, a smaltire quanto viene prodotto.
Troppo facile dite?
Le politiche monetarie già tentano di fare questo?
Si, a debito però e, si sa, chi è già indebitato sta pure sfiduciato.
Quelli poi affrancati dal bisogno, e sono i più, della sfiducia fanno addirittura spallucce.

Mauro Artibani