martedì 28 settembre 2021

LA CINA E IL COMUNISMO DELL’ECONOMIA DEI CONSUMI

"Arricchitevi" disse, nel 1979, Deng Xiaoping ai cinesi. Così, sotto l’egida del Potere comunista, ebbe inizio l’imponente “accumulazione originaria” cinese. Ci hanno messo un po’ poi, il 23 novembre 2020, il governo cinese dichiara di aver eradicato la povertà assoluta nel paese. Il presidente Xi Jinping diventa il primo leader cinese a essersi impegnato non solo a ridurre l’incidenza della povertà ma a eliminarla totalmente: una migliore distribuzione del reddito sta tra gli obiettivi per il prossimo futuro. D’accordo, se niente più poveri assoluti manco tutti ricchi. Si, è vero, i benestanti ci sono eccome; molti di più quelli che, se non più miseri, sono ancora penanti. Il Presidente a vita lo sa. Sa pure che il peso dei consumi privati sul Pil della Cina sia inferiore alla media mondiale, il 40% rispetto al 58%, con punte del 68% negli Stati Uniti. Detto i dati, fatti i confronti, Xi suona la carica: i mercati vengono colpiti da una serie di repressioni in materia di tutoraggio privato, sicurezza dei dati e non finisce qui. Pechino tenta di limitare gli eccessi dei ricchi e aumentare la ricchezza della classe media, che altrimenti potrebbe frenare le prestazioni delle più grandi e note aziende private del Paese. Già, chi più della classe media si mostra propensa ad acquistare merci di bisogno, pure quelle di passione, altre di emozione, finanche le esperienze e con tal trastulli poter fare la crescita. Cavolo, vuoi vedere che chi comanda ha compreso come quegli “eccessi” sian soldi sottratti alla spesa; vuoi vedere che si comincia a mettere nel conto come sia proprio la spesa, non l’Impresa nè il lavoro, a generare la ricchezza; vuoi vedere che se parte di quella ricchezza la intasca pure chi l’ha fatta può poter rifare prima la spesa poi la crescita? A tal supporre Soros, caposcuola di quelli del Capitale d’occidente, si gratta la testa e dice d’altro: la stretta sui grandi gruppi economici privati, dal blocco dell’Ipo di Ant nel novembre 2020, alle misure disciplinari contro Didi in seguito al collocamento a Wall Street lo scorso giugno, dimostrerebbe come Xi abbia “bisogno di mettere in ginocchio qualsiasi entità abbastanza ricca da esercitare un potere indipendente”. Le reazioni di quelli invece che stanno con il lavoro, “soprattutto e a tutti”, non sono pervenute; forse son fermi al pensarle. Dunque, se l’occidente si mostra arenato tra un tacer taciuto e un parlar d’altro, ad oriente sembra volersi consumare lo scisma nel Capitalismo: da quello delle Imprese a quello dei Consumatori quando si intende dar corso ad una “prosperità comune”. D’accordo provare a cambiare la ragione sociale del Capitalismo ma… il solo redistribuire per via fiscale o confidare nel “buonismo*” imposto alle Imprese può fare il nuovo? Se, come intende, il leader cinese, si vuol tentare la costruzione di “un sistema completo di consumo domestico”, s’ha da passare attraverso il riconoscimento del lavoro di consumazione che faccia saltare il vecchio modo di trasferire la ricchezza generata dalla crescita; essì quest’esercizio, agito, si auto-riproduce e auto-remunera creando e remunerando pure il lavoro nella produzione e quello del Capitale. Riconoscimento pure che, con incentivi fiscali, premi il business di quelle Imprese che rifocillano il potere d’acquisto con la spesa fatta per le loro merci. Per le stesse Imprese si renderebbe spendibile migliorare l'efficienza ottenendo un vantaggio competitivo. Questo possibile si intravvede quando il vice premier cinese Liu He dice che la Cina sosterrà "incrollabilmente" il sano sviluppo dell'economia privata. Manca solo la chiosa. Dentro un Capitalismo, dove varrà più la spesa che l’impresa, un sistema completo di consumo domestico potrà aver bisogno di una nuova moneta di scambio: il “Potere d’Acquisto”! *Alibaba, come avevano fatto in precedenza Tencent e Geely Automobiles, investirà 100 miliardi di yuan ($15,5 miliardi) entro il 2025, a sostegno della “prosperità comune”, allineandosi dunque all’iniziativa lanciata dal presidente cinese Xi Jinping per combattere le diseguaglianze presenti in Cina. Mauro Artibani, l’economaio https://www.amazon.it/s?k=mauro+artibani&rh=n%3A818937031&dc&__mk_it_IT=%C3%85M%C3%85%C5%BD%C3%95%C3%91&crid=E9J469DZF3RA&qid=1621952657&rnid=1640607031&sprefix=mauro+a%...2Caps%2C207&ref=sr_nr_n_1

martedì 21 settembre 2021

LE AUTO, IL TAEG E I CINCISCHI

Tra l’acquistare l’auto quando in pochi l’hanno e il non volerla perché tutti l’hanno non ci sta il prestigio di un marchio, sta la distanza tra l’Harry Ford che ieri pagava la domanda per le sue auto e l’oggi che, per riffe o per raffe, si acquista a rate. Con disagio allora penso a quel che un vecchio adagio diceva: “Per mancanza di un chiodo un ferro di cavallo fu perso, mancando un ferro il cavallo fu perso, mancando un cavallo un cavaliere andò perduto; la battaglia fu persa, perdendo la battaglia fu perso l’intero regno”. Dunque, questo ieri; di questi tempi il vecchio adagio si veste di “automotive” dove, al posto del ferro di cavallo, ci sta la ruota; al posto del cavaliere sta chi si propone di acquistarla; quelli che si battagliano per venderla son troppi: si aggregano, si disgregano, fanno patti con il diavolo; nella repubblica stan tutti lì a far moine con i magazzini pieni d’auto ad arrugginire. Bene ora metticaso che, dentro il sistema industrial produttivo, tu non metta in conto che il vecchio chiodo, che fa perdere il reame, sia nella disponibilità di quello che, con l’acquisto, chiude il ciclo e con il consumo dell’acquistato lo riapre. Metti pure che il titolare di quel chiodo sia la chiave di volta per la continuità del ciclo economico ben più degli altri fattori della catena che di questi tempi post pandemici stan lì ammaccati. Chi è il titolare? Beh, quel misconosciuto tizio, surrogato con i succedanei utilizzati di volta in volta come unità aggiunta di un fattore produttivo; si insomma quell’agente che, quando può, sventa il “campa cavallo e salva il regno.” Dunque, con la produttività marginale si deve intendere la quantità addizionale della produzione che si ottiene impiegando un'unità aggiuntiva di un fattore produttivo. Fin oltre un certo limite… poi l'accrescimento del prodotto sarà minore, finché giungerà il momento in cui un ulteriore aumento del fattore non produrrà alcun incremento di prodotto, non potendosi combinare con la necessaria quantità degli altri fattori a meno che…. non venga assunto nel ciclo, senza infingimenti, quel fattore di consumazione che si auto-riproduce e auto-remunera, altrimenti… son cincischi. Si, si cincischia per mettere pezze alla strutturale sovraccapacità, la bassa redditività, e la riduzione del bisogno di mobilità; per trovare i ricavi le Aziende si fanno Banche, con il marketing saturano tutti gli spazi pubblicitari, con il Taeg li incassano. Far lucro, insomma, lucrando sul costo del debito di quelli costretti a contrarlo per l’acquisto dell’auto. Toh, siamo ancor al produrre la ricchezza con il debito! Beh, si può pure far di più. Gli hedge fund che controllano Europcar e Volkswagen tentano l’immaginifico: sono in trattative avanzate per l'acquisizione della società di noleggio auto francese. Bella quest’operazione industriale: produce auto che vende a se medesima che poi affitta. Per strafare ci si mette J.P. Morgan che ha sottoscritto un accordo strategico con Volkswagen Financial Services, per acquisire una quota maggioritaria, pari a circa il 75%, nella piattaforma dei pagamenti della casa automobilistica. Cosa dire dopo cotanti fatti a chiosa? Beh un paradosso del tempo di prima che si fa, in quest’oggi di cattivi presagi, cunetta calda ed accogliente: hanno più bisogno i Produttori di vendere che i Consumatori di acquistare! Bene, il trapassato buon Ford aveva indicato la via per il futuro; dopo cotanti cincischi, se ne dovrà tener conto nel rifare i conti. Essi Signori: “abbiamo chiesto un incontro al presidente Draghi perché le aziende che, in modo da far west, hanno aperto procedure di chiusura degli stabilimenti, sono tutte nel settore automotive". No, non lo dico io, lo ha detto il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini. Prosit! Mauro Artibani, l’economaio https://www.amazon.it/s?k=mauro+artibani&rh=n%3A818937031&dc&__mk_it_IT=%C3%85M%C3%85%C5%BD%C3%95%C3%91&crid=E9J469DZF3RA&qid=1621952657&rnid=1640607031&sprefix=mauro+a%...2Caps%2C207&ref=sr_nr_n_1