giovedì 29 ottobre 2009

UN SOGNO CINICO: LA DOMANDA COMANDA


Sai, quando sei per l’inclusione sei progressista; ti pensi solidale, stai con chi lavora, con chi ha bisogno; ti scorgi fuori luogo in un luogo che non accetta l’altro.
Sai come sei: ti vuoi bene, vuoi bene al tuo bene, al bene che fai.
Fai incetta di onore se accetti quei guai: un fare senza prezzo.
Quelli di Voi invece no, non ci stanno: escludono, chiusi nelle comunità di se stessi, pseudo speciosi; timorati del prossimo che preda lavoro, attenta al benessere, mangia il nostro mangiare. Voi, che fate il prezzo, voi: brutti sporchi e cattivi.
In mezzo stanno loro: gli altri.
Chiari a noi, scuri a voi; disoccupati e occupanti. La fame, il lavoro, la dignità li muove fuori di casa, fuori da loro.
In questo sogno siete. Questo sogno d’essere,
Questo sogno divide, questo sogno sconfigge tutti: buoni, cattivi, diseredati.
Noi, sopraffatti da un afflato diseconomico, scorgiamo nulla di una crisi che morde, ignari di redditi vieppiù insufficienti, di acquisti in pressione.
Voi, appesi ai vostri interessi, che delle virtù economiche fate misfatto, negate il Pil degli esclusi, il loro focillo ad un erario ingordo e quel tanto lavoro mal pagato..
Loro e il loro migrare, dal ricatto economico costretti ad umanità disumanate.
Occorre andare oltre quest’oggi infame, gravido di affanni e cattivi presagi.
Tocca farmi vessillo di un tornaconto immediato.
Di lor compagno, di voi vicino, mi faccio mentore.
Il tono, quello ad uso ai saccenti.
Tra il caldo e l’afa di una notte di mezza estate, sogno un' impresa titanica e risoluta che allevi povertà, scuota inerzie; scardini barricate, appiani differenze, coccoli identità; disilluda i buoni, stemperi fobie.
Un sogno cinico: la domanda comanda!
Domanda potente, risoluta di chi, per mestiere, spende, acquista, produce ricchezza smaltendo l’eccesso di merci che ingrassa, inquina, spreca, indebita.
Se accade che insieme a quella folla migrata si satura il mercato del lavoro, si riducono i redditi; se tutti insieme si consuma quell'eccesso di merci, non scendono i prezzi; il meccanismo si impalla, l'equilibrio salta, et voilà la crisi: nulla di più, nulla di meno.
Qui si deve dire, qua occorre gestire; questa l’agenda del nostro fare, del fare in fretta.
Tocca investire: facciamo debito, altro debito, debito tattico.
La strategia: la nostra forza, un po' di mosse, scacco matto.
Un contratto di gestione farcito di adempimenti, vantaggi, oneri e penali per smaltire quell'eccesso di offerta.
Chi consuma lo scrive, chi produce lo firma.
Acquistiamo tutto, consumiamo il possibile; il dispensato impacchettato ed inviato verso lidi poveri.
Avrà meno sprechi chi ha più; più opportunità chi ha meno: meno obesi nel mondo ricco, più nutriti nell'altro; meno moda che passa di moda, più vestimento per gli ignudi; troppo informati per conoscere di qua, quel troppo di là per informare chi non sa.
Elisir per le nostre compassioni.
Elisir per le vostre fobie: cosi se ne stanno finalmente in casa loro, finalmente si respira.
Loro che stanno ancora lì potranno tirare il fiato: vivaddio scegliere.
Spicchi di possibilità: fuggire, restare, partire.
Risultato: gestione del rischio, riduzione della condizione precaria.
Ce n'è per tutti, pure per chi scalpita per avere ristoro dagli investimenti di capitale fatti a debito.
Voilà les jeux sont faits: controllo dei flussi migratori; diminuzione della pressione sulla domanda sul mercato delle merci e su quello del lavoro; gestione dei prezzi.
Ullallà, una cuccagna.

Mauro Artibani
Per approfondire il tema trattato: PROFESSIONE CONSUMATORE
Paoletti D’Isidori Capponi Editori
Marzo 2009

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giovedì 22 ottobre 2009

QUELLA FORESTA E L'INCANTO ITALICO POSSONO FARE PREZZO


Nell’universo del mercato non si va tanto per il sottile.
Un bene costituisce valore, un bene scarso ancor più valore; fa prezzo, si impacchetta, si vende.
L’aria è inquinata, l’ossigeno un bene! In un mondo sempre più complesso, talvolta oscuro, la cultura rischiara ogni direzione: un bene!
Ossigeno e cultura: un business.
Per tutta risposta, le riserve di ossigeno per aria nuova e i giacimenti culturali, per non far giacere la conoscenza, stanno lì: offesi, sviliti svalutati, deturpati.
La foresta amazzonica, depredata da allevatori, agricoltori, da quelli del legname; l’Italia dall’incuria e dall’affanno.
Il belpaese abbrutito misconosce i suoi tesori; prima primo ora sesto tra i luoghi appetiti dai più. Non è un bel vedere!
Quella foresta e l’incanto italico, non fanno prezzo.
Qual mercato è mai questo che svaluta valore, sottraendo ossigeno al mondo, per un tozzo di pane?
Qual mercato è mai questo che brucia ricchezza mal usando un patrimonio culturale senza eguali?
Beni, ma non troppo, per chi li possiede; per chi li anela scarsi, scarsissimi.
Brasiliani ed Italiani sottostimano quei beni: di là si svende la foresta al prezzo di terreno agricolo poco fertile; di qua il costo di gestione di paesaggio, storia, arte risulta superiore ai guadagni.
Si assottiglia la foresta, deperisce quella cultura; quei beni scarseggiano.
Cultori del mercato, profittatori di profitto dove siete?
Chi vuol approfittare di tale insipienza?
Con un cent in più della resa produttiva, agricola, di quella foresta et voilà, al mercato si acquista la concessione.
Si acquista per non disboscare; quell'ossigeno mette in garanzia l'atmofera del pianeta.
Per la cultura pressappoco lo stesso giochino.
Il PIL estratto da quel bendiddio è solo il 2,5%: ben il 3,5 in GB.
Bastano a occhio e croce 50mld €, il 3,5 di pil; lo 0,005% di 10.000 mld, il costo stimato della crisi economica per acquistare quel bendiddio.
Se non è tutto oro quel che luccica, questi beni, non replicabili, si possono acquisire: sono un tesoro in concessione al mondo, un ricostituente per la mente.
Si aumenta così il capitale umano degli umani, migliora la resa produttiva delle loro azioni.
Ai nativi resta l'obbligo della salvaguardia, la manutenzione, la valorizzazione: oplà lavoro.
Dovranno dare pure supporto organizzativo, logistico, gestionale a vacanze da favola per il resto del mondo: ancora lavoro, vieppiù ricchezza.
Avranno cash per rattoppare i buchi di bilancio.
Chi vende tali risorse?
I governatori della politica carioca e quelli dello stivale.
Chi le acquista?
La proprietà pubblica: quelli che fanno politica nel resto del mondo
Chi organizza, gestisce, paga l'affare?
Beh, può l'ONU, il WTO, l'FMI persino la BRI, fate voi!
Si acquista per il mondo, si restituisce ai monnaroli un diritto, l'uso gratuito, la salute mentale e quella fisica; sotto sotto pure un nuovo credito alla politica.

Mauro Artibani
Per approfondire il tema trattato: PROFESSIONE CONSUMATORE
Paoletti D’Isidori Capponi Editori
Marzo 2009
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giovedì 15 ottobre 2009

CHE IDEA IKEA


In quel d’Italia Ikea geme. Geme dal piacere pari pari a noialtri quando s'entra da loro.
Entro, giro, guardo,vago; mentre sbircio divago.
Mobili, mobili ed immobili; fiori, cera, tappeti, vasellame; pure jambon, formaggio e guanciale.
Ecco si guanciale, reti, materassi: un sogno per il mio sonno che ha bisogno di dormire.
“Cuscini Gosa”, appunto, tre per dormire: sul fianco, sulla schiena, a pancia in giù.
Che idea Ikea, prende un bisogno lo fa in tre.
Lo veste di prodotto: tre prodotti.
Prende il prezzo: lo triplica.
Acquisto il mio dormire.
Mi addormento supino con la testa sul cuscino poi mi volto; è la volta del secondo cuscino; ancor più in là mi giro, terzo cuscino e ancora mi rigiro, riprendo il primo cuscino poi ancora il secondo poi il terzo: uno sballo.
C'è merce nuova sul mercato: notti insonni per consumare pure di notte.
Orsù clienti di tutto: quel sonno si fa in tre.
Utile per gli utili di Ikea, profitti per i capi, per il codazzo stipendi; quelli del fisco fischiettano, sale il PIL.
Io consumante già privo di contante lo chiedo a Dante; quel participio di Dare ha chiuso, già non da' più.
Chi dorme arranca, ha speso troppo e male per notti insonni.
Eccesso di offerta, reddito insufficiente, debito, credito chiuso; un film già visto: la crisi economica.

Mauro Artibani
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giovedì 8 ottobre 2009

CONSUMATORI, VOILA' LA REGOLA: REDDITO PER CREARE LAVORO


Egregi Consumatori, smesso di menare il can per l'aia, alfin si giunse ad interrogar la regola per uscire dalla crisi: può esserci ripresa senza lavoro?
Già, se occorre reddito per riavviare il ciclo economico, occorre lavoro che retribuisce!
Essì, la dottrina economica vincola il reddito all'occupazione, l'occupazione ad un lavoro.
Il buon senso ammicca: se lavoro, ottengo un reddito necessario per dare ristoro ai miei bisogni.
Senza strafare mi cibo, mi abbiglio, mi curo; ci scappa pure qualche sfizietto, che so, un bel viaggetto oppure un pranzetto dar sor Fischietto.
Quando invece il reddito da lavoro non riesce a sostenere la domanda, per smaltire una offerta andata ben oltre il bisogno e le merci restano invendute:
chi vorrà produrre nuove merci?
chi lavorerà per produrle?
quale lavoro produrrà reddito?
Avremo ancor meno guadagno insomma; reddito da lavoro indisponibile: ancor più crisi!
Un circolo vizioso.
Per uscire dal guado occorre cambiare le regole del gioco.
Per farlo occorre sospendere l'efficacia normativa di quella dottrina, giusto il tempo per riflettere.
Voilà, sintetica e cangiante, la regola: reddito per creare lavoro.
Dove trovare il reddito?
Nella non retribuita quotidiana pratica del consumo: dove sennò?
Là, dove vengono impiegate le nostre risorse; nell'esercizio della vita spesa a fare la spesa per smaltire la sovrabbondante offerta di prodotto.
Quel lavoro, insomma, che retribuisce l'economia.
Lavoro che crea lavoro, occupazione; retribuito, reddito che compensa redditi insufficenti.
Reddito di Scopo, ecchè scopo: smaltire l'offerta sul mercato.
Vi sarà necessità di nuova produzione, nuovo lavoro; nuovo reddito per riavviare il ciclo economico.
Reddito erogato magari dagli extra-profittatori di profitto; quei Signori che hanno guadagnato a iosa, che hanno più merci in magazzino di quante se ne possano smerciare e che avranno da sborsare cash a chi vorrà smaltire quell'accumulo.
Okkei, si chiama redistribuzione, non per resuscitare furori ideologici, per suscitare invece ragioni economiche per il profitto di tutti, per l'oggi e il domani.
Oddio, ad esser pignoli ci sarebbe pure un'altra via: l’eccesso di offerta unita all’insufficienza della domanda impalla il mercato? In un mercato efficiente v'è l'occasione per nuova offerta, di domanda però e nuova domanda per quella offerta.
L'occasione è ghiotta: i produttori hanno bisogno di acquistare la nostra voglia di consumare, noi consumatori di vendere la voglia di acquistare.
Questo il prodotto, le convenienze ci sono, si fa il prezzo.
Quel prezzo, il nostro reddito. Reddito scaccia crisi
Orsù ragazzi, occorre costruire questo nuovo mercato: Diamoci da fare!

Mauro Artibani
Per approfondire il tema trattato: PROFESSIONE CONSUMATORE
Paoletti D’Isidori Capponi Editori
Marzo 2009

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giovedì 1 ottobre 2009

MI DATE UN BONUS? SPENDO!


Boom degli acquisti di automobili con gli incentivi.
Mi date un bonus? Spendo!
Si rottama la lavatrice a suon di sconti? Io rottamo e compro.
Sgavi fiscali sui redditi da lavoro?
Sgavato dal gravame, più cash: acquisto.
Visto? Viene erogato liquido monetario per andare oltre la crisi: più reddito ed il gioco è fatto!
Così acquisto, consumo, faccio riprodurre; più lavoro, più reddito ed op, siam fuori a riveder le stelle.
Si può fare.
Ieri no, in quell’economia della Produzione un’offerta, inferiore alla domanda, garantiva la continuità del ciclo produttivo che garantiva lavoro, che garantiva reddito, che dava ristoro ai bisogni.
Oggi si, nell’economia dei Consumi, dove ad un eccesso di capacita produttiva deve fare il paio un eccesso di consumo, solo un reddito adeguato può fornire sostegno ad una domanda che, smaltita, darà continuità al ciclo economico, quindi alla ricchezza.
Ricapitoliamo.
Una formula semplicissima: reddito che fa consumare, che fa riprodurre, che produce lavoro, che produce reddito; che fa consumare, che fa riprod….., facile Nò?
Già, dove sta il reddito?
Quelle integrazioni con bonus, rottamazioni, sgravi, erogate da stati indebitati hanno il fiato corto.
Occorrono opzioni sostenibili con il fiato lungo; occorre sbirciare, spulciare nel mercato, là dove si intravvedono convenienze da far fruttare.
Una per tutti: l’eccesso di offerta unita all’insufficienza della domanda impalla il mercato?
Per un mercato efficiente, l'occasione per nuova offerta - di domanda però - e nuova domanda per quella offerta.
L'occasione è ghiotta: i produttori hanno bisogno di acquistare la nostra voglia di consumare, noi consumatori di vendere la voglia di acquistare.
Questo il prodotto, le convenienze ci sono, si fa il prezzo.
Quel prezzo, il nostro reddito: reddito scaccia crisi.
Già, tutto questo si può al mercato che non c'è.
Occhio mister Obama, quando invita tutti a lavorare ad “una struttura per la crescita equilibrata e sostenibile”, bèh, lavorare per questo nuovo mercato sarà un'occasione irripetibile.

Mauro Artibani
Per approfondire il tema trattato: PROFESSIONE CONSUMATORE
Paoletti D’Isidori Capponi Editori
Marzo 2009

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