giovedì 24 maggio 2012

CHE LOBBY, RAGAZZI!

Pellizza da Volpedo la dipinge così: Una moltitudine in transito va dal tramonto alla luce, compatta, serena. Nobile quel transito, aristocratica la determinazione dei gesti. A mani nude, espressione di una compattezza che intimorisce: la "Lobby dei Consumatori più forte di tutte le altre". Austera nel darsi alla vista, svestita dei marchi; nè icone alla moda, nemmeno gadget. Spogliata dei simboli del consumo, fa paura. Mostra forza titanica nella determinazione di non lavorare: sciopero dei consumatori. Sciopero contro i notai, gli avvocati, anche contro tassisti e farmacisti che boicottano le "liberalizzazioni", quei tentativi di mondare il mercato di privilegi e rendite. Piccole lobbies con capacità di fuoco fragile mostrano potere di veto nei confronti di una politica che, nel raccattare altrettanto fragili maggioranze, si espone ai ricatti. La parola d'ordine: aiutiamo la politica quando la politica aiuta noi! Questo mostrerà risolutamente la nostra forza, nel contempo darà forza alla nostra Politica! Approposito, il patrocinio della nostra lobby è appannaggio dell’ex garante della concorrenza e del mercato, oggi sottosegretario alla presidenza del consiglio dei Ministri. Quell'Antonio Catricalà che si espone al centro della rappresentazione con barba e baffi posticci. La presenza di moglie, figlioletto e cognato esprime il tono istituzional-moderato della protesta. Ce la faremo? Ho la garanzia del garante. Garantisce la nostra vittoria. Mauro Artibani www.professionalconsumer.wordpress.com

giovedì 17 maggio 2012

CONTROLLO DEI COSTI, RIDUZIONE DELLA SPESA, PER TUTTI

Se per fame mangio, per il freddo mi abbiglio, per andare da qui a lì vado in auto, faccio questo per bisogno. Se con il cibarmi ingrasso, invece di abbigliarmi vesto alle moda che passa di moda e per spostarmi acquisto un Suv, mi sono affrancato dal bisogno; questo mio fare fa crescere il Pil. Sono talmente responsabile nell’esercizio di questo ruolo che, se non mi basta il reddito, lo faccio a debito. Quando il credito, che ha indebitato tutti, si rende indisponibile per acquistare quel sovrappiù che diventa ancor di più, arriva la crisi. Tutti corrono ai ripari; gli stati più indebitati riducono la spesa pubblica per riallineare i conti. La regola: migliorare la produttività dell’esercizio di spesa; insomma acquistare meglio a meno, razionalizzando e contenendo i costi. Giusto! La Spending Review, la faccio anch’io: mangio meno, recupero salute; mi affranco dalla moda, tengo più quel che ho, acquisto meno quel che non ho; vendo il Suv e vado in city car. Et voilà, mitigo la spesa, miglioro la redditività del mio scarso reddito. Già, pure i Produttori con l’offerta invenduta mancheranno di spendere per fare investimenti di capitale, ancor meno spenderanno per aumentare le scorte. Tutti avremo messo sotto controllo i costi, ridotta la spesa; la spesa aggregata, quella che fa il Pil, che misura la crescita, che genera ricchezza: sob! Mauro Artibani Per approfondire il tema trattato: PROFESSIONE CONSUMATORE Paoletti D’Isidori Capponi Editori Marzo 2009 www.professionalconsumer.wordpress.com www.professioneconsumatore.org

giovedì 10 maggio 2012

MANIFESTO PER LA CRESCITA

Si continua a recitare il già detto, non si cava un ragno dal buco; si rischia di affogare nella crisi. Occorre parlar d’altro: la crisi economica, al di là di quel che si dice, sta ficcata dentro il meccanismo produttivo. Lì risulta alterato il rapporto di scambio domanda/offerta Questo è potuto accadere perchè i redditi da lavoro, erogati dalle Imprese per produrre merci, sono risultati insufficienti* ad acquistare quelle merci. Tal fatto ha reso l’offerta in eccesso e la domanda in difetto. Per riparare il danno si è dato corso ad un gigantesco flusso di credito in funzione reflattiva che ha consentito di creare ricchezza con il debito. Complice un mercato opaco ed inefficiente che ha smaltito quell’eccesso senza cambiare le regole del gioco. Quando si passa il limite salta il banco, la crisi si mostra: famiglie indebitate, industria finanziaria impallata, debito pubblico allo stremo e magazzini delle imprese stracolmi di invenduto. Già, proprio quando il credito smette di surrogare redditi insufficienti si mostra quello che tecniche e politiche di sostegno della spesa, per decenni, hanno occultato: hanno più bisogno i produttori di vendere che i consumatori di acquistare. Quando nel mondo si tenta di attrezzare politiche economiche per uscire dal guado di mezzo c’è ancora il debito: Debito si, quelli del mondo anglosassone mettono debito su debito** per forzare la crescita che non si mostra sufficiente a ripagare quel debito. Debito no, ribattono gli euro-tedeschi: occorre tagliarlo per risanare le casse pubbliche condannando, chi taglia, a quella recessione che riduce le entrate fiscali, aumenta il debito. Che razza di economia è mai questa che sembra incapace di andare oltre quel debito che fornisce credito ad ausilium a mercati disallineati? Occorre cambiare registro, utilizzare le risorse economiche inutilizzate, quelle nella disponibilità degli agenti economici: I profitti d’Impresa non investiti per produrre****. Vanno investiti per smaltire il già prodotto e poter riprodurre, generare lavoro, creare occupazione, reddito. I ristori messi al pizzo di quei Consumatori che, a fronte di una adeguata capacità di spesa e pur spendendo, risparmiano. Risorse queste che sottratte allo sviluppo e alla crescita bruciano nella recessione. Et voilà vecchie risorse per nuova spesa senza far debito; anzi faranno prelievo fiscale che darà ristoro alle sfiancate finanze statali. Guistappunto per uscire dal guado, la Ditta “Libero Mercato spa”, che impiega il lavoro di Produttori e Consumatori per generare crescita economica e mal ha dispensato gli utili accantonati, deve dar corso ad un aumento di capitale in funzione pro-ciclica. Ai primi e ad un po’ dei secondi, azionisti di riferimento, tocca ricapitalizzare i secondi, azionisti di maggioranza; dotarli di quell’adeguato potere d’acquisto che sta oltre il bisogno per sbloccare il meccanismo dello scambio e smaltire il surplus di offerta che impalla il mercato. *Bankitalia: sale al 22% la quota delle famiglie con reddito insufficiente. **Gli interventi di stimolo attuati dalle autorita' di Washington e dalla Federal Reserve hanno pesato per il 4% sulla crescita del Pil Usa registrata negli ultimi due anni. Lo si legge in uno studio di Fitch Ratings condotto con Oxford Economics, che "solleva interrogativi circa la sostenibilità dell'attuale ripresa". *** Paesi in recessione: Grecia, Belgio, Cipro, Repubblica Ceca, Danimarca, Olanda, Irlanda, Portogallo, Slovenia e Regno Unito, Italia. **** Federal Reserve:Le aziende americane continuano ad accumulare liquidità. Nel secondo trimestre 2011 le loro riserve sono salite del 4,5% a 2.047 miliardi di dollari. Si tratta del livello maggiore dal 1945. Eurostat: brusca frenata degli investimenti in Europa nel IV trimestre 2011 Aderiscono di fatto all’aumento di capitale: IKEA, CANALE 5, RETE 4, ITALIA 1, LA 7; le WEB TV; LEGGO, METRO, CITY. RYANAIR, EASY JET, WIZZAIR. Con GROUPON, GROUPALIA, LETSBONUS, le PMI di beni e servizi associate. Gli OUTLET; gli associati di ASSOLOWCOST. SMARTIKA Spa, PRESTIAMOCI.it Mauro Artibani www.professionalconsumer.wordpress.com

venerdì 4 maggio 2012

PIL SENZA APPEAL

Prodotto Interno Lordo: sistema che misura il rendimento dell’attività economica. Per convenzione, il valore complessivo dei beni e servizi, destinati ad usi finali, prodotti all’interno di un paese in un definito intervallo di tempo. Oddio, non proprio se si prende la formula keynesiana: Y=C+G+(I+S)+X. Dove Y è il Pil, in Italia nel 2009 = 1.596.000.000.000 € C, la spesa privata. G, la spesa pubblica. I, la spesa per investimenti delle imprese. S, la spesa per le scorte delle imprese. X, il saldo commerciale. Altro che misura della produzione; misura invece del consumo. Ad esser pignoli non è nemmeno un prodotto bensì una somma, seppur algebrica. fatta di + e -. Guistappunto, domanda aggregata. Disaggregata mostra i fatti: fanno il 60% circa quelli della “C”; gli altri, i “GIS” circa il 39%; agli “X” tocca più o meno l’1%* Tal misuratore certifica il maggior contributo fornito dai Consumatori alla generazione della ricchezza, vieppiù il carico di responsabilità assunto per la crescita economica del paese. La prova del 9: quando i Consumatori, quelli che fanno la spesa privata, hanno redditi adeguati a generare l’ormai consueto 60% di quel pil, gli altri, sollecitati da cotanto fare, faranno il resto. Quando invece, e siamo all’oggi, quei redditi risultano insufficienti e viene a mancare tal contributo, resta l’invenduto. I Produttori visto l’andazzo tirano i remi in barca, fanno fatica ad investire per nuovamente produrre, anche ad attrezzare scorte per magazzini già pieni. Per gli improvvidi della spesa pubblica, quando si riducono le entrate fiscali di quelli di prima e si tenta di ridurre questa spesa per ridurre il debito dello Stato, faranno anch’essi meno Pil. Se poi si sbircia il Pil, come somma delle remunerazioni di tutti i fattori impegnati nel processo produttivo, emergono fatti che non ti aspetti. A chi ha redditi acconci, pur spesi per rifocillarsi di tutto e di più, resta ancora il resto; risparmio che mette in cassa sottraendolo alla spesa complessiva. Se le Imprese, per risparmiare, retribuiscono chi ha lavorato per produrre beni con redditi che non fanno tutta la spesa che serve, inducono quegli impresari a risparmiare pure la spesa per gli investimenti che fanno nuovamente produrre. A risparmio si somma risparmio, alla spesa invenduta si sommano invendute scorte: l’equilibrio tra spesa e reddito salta, viene a ridursi la capacità del sistema economico di utilizzare per intero le risorse produttive. Se per rendere massimo il rendimento del processo economico il valore prodotto deve poter essere interamente acquistato e così trasformato in ricchezza, ehmm… non ci siamo proprio. Eggià, finchè la crescita si fa con la spesa e quel tornaconto lo distribuisce l’Impresa, finchè, insomma, il meccanismo che trasferisce quella ricchezza passerà per la produzione, verrà a mancare la trippa ai gatti. La vecchia regola che ne governa l’allocazione remunera il concorso fornito dal lavoro dei singoli alla produzione del valore, riproducendo un vizio: si dà più agli abbienti che già hanno, meno a chi non ha. I primi spenderanno meno, i secondi tutto, ma poco, e quel valore verrà svalutato. Quell’anodina rappresentazione insomma, impressa nell’acronimo PIL, non lascia scorgere lo sperequato remunero dei soggetti economici che diversamente spendono per la crescita. Il CIL, Consumato Interno Lordo, si; ma questa è tuttunaltra storia! *Quote del Pil generate dagli agenti economici dal 1971 al 2010. Dati estratti dallo studio di Confcommercio: “la centralità dei consumi per il rilancio dell’economia italiana”. Cernobbio, 18 marzo 2011 Mauro Artibani Per approfondire il tema trattato: PROFESSIONE CONSUMATORE Paoletti D’Isidori Capponi Editori Marzo 2009 www.professionalconsumer.wordpress.com www.professioneconsumatore.org