mercoledì 23 febbraio 2011

VOTA E FAI VOTARE IL DILEMMA DEI CONSUMATORI PER RECUPERARE REDDITO


Signori, si vota: occorre decidere chi dovrà fornire reddito adeguato ai Consumatori per smaltire la crisi e magari restituire valore al lavoro che produce.
Già, il lavoro per produrre merci/servizi perde valore perché quello stesso lavoro ha concorso a produrre l’eccesso di prodotto che staziona invenduto sul mercato.
Su quello stesso mercato quello stesso eccesso confeziona il valore della pratica di consumo che smaltisce.
Questo è quanto propone il mercato. Chi può dargli torto?
Si, insomma, al mercato ha più valore la pratica del consumare che quella del produrre.
Per smaltire occorre però esercizio, esercizio, esercizio di consumazione che si esercita mediante reddito purchè adeguato alla bisogna.
Se 2 + 2 fa 4, quell’esercizio obbligato vale un lavoro.
Chi dovrà erogare reddito sufficiente per quel lavoro di smaltimento che riavvia la produzione, l’occupazione, gli utili d’impresa; che restituisce valore al lavoro che produce e che finanche rimuove la crisi?

□ L’intervento pubblico, mediante sussidi prelevati dentro forzieri vuoti.
□ Gli screditati dell’industria del credito mediante debito oramai inattingibile.
□ L’investimento del profitto dei Produttori che, redistribuito, potenzia il potere d’acquisto che fa vendere proprio quell’eccesso ed aumentare gli utili.

Mauro Artibani
Per approfondire il tema trattato: PROFESSIONE CONSUMATORE
Paoletti D’Isidori Capponi Editori
Marzo 2009

www.professionalconsumer.splinder.com
www.professioneconsumatore.org

giovedì 10 febbraio 2011

I CONSUMATORI, I PRODUTTORI, LA CRISI E LE POLITICHE MONETARIE


Per Consumatori e Produttori l’allentamento delle politiche monetarie, che abbassa il costo del denaro, risulta lo strumento principe che trovano sul campo per far fronte alla crisi; l’efficacia discutibile. Ed ancora: chi guadagna e chi perde con tal politica?
Diamo un’occhiata.
I Produttori hanno facilità ad approvvigionarsi. Lo fanno per investire. Prendono denaro, magari al 3%; quella moneta migliora la gestione dei fattori della produzione, aumentano gli utili; guadagnano con quel credito magari il 6%: fanno un + 3.
Pure i Consumatori, quelli con redditi insufficienti, prendono un prestito, magari anch’essi al 3%, per migliorare l’impiego dei fattori del consumo. Così acquistano, smaltiscono l’offerta di quei Produttori trasformando il valore di quella merce in ricchezza; consumando l’acquistato ne consentono la ri-produzione, danno continuità al ciclo, sostanza alla crescita.
Per i Consumatori a quel denaro e a quel ruolo produttivo svolto, si somma un corposo lavoro aggiunto: più che cibarsi ingrassano, più che abbigliarsi vestono alla moda che passa di moda, sprecano il 30% delle derrate acquistate, inquinano.
Alla restituzione del prestito, il guadagno fa + 0 e tante, tantissime scorie.
Quella politica reflattiva, insomma, buona per sostenere la domanda che sostiene i prezzi genera rendimenti dispari tra gli operatori di mercato.
Dispari come quelli che hanno generato la crisi.

Mauro Artibani
Per approfondire il tema trattato: PROFESSIONE CONSUMATORE
Paoletti D’Isidori Capponi Editori
Marzo 2009

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giovedì 3 febbraio 2011

PER IL SINDACATO UN’ALTRA CHANCE


Se il Sindacato sta dove sta il lavoro, l’incontro con i Consumatori individua inedite opportunità di azione .
Già, il Sindacato, quell’organismo di addetti a garantire gli interessi di chi lavora e contrattare il valore di quel lavoro in un tempo dell’economia che vede l’esercizio del consumo sopravanzare quello della produzione nella generazione della ricchezza…
Ma andiamo con ordine:
Nel mercato del lavoro, dove l’automazione dei processi produttivi riduce l’offerta e le migrazioni dal sud al nord del mondo aumentano la domanda, c’e meno da fare, troppi a farlo. Il costo delle retribuzioni si contrae, la forza dell’esercizio sindacale pure. La potenza di quel mercato, oramai globale, impone le sue regole: si rescindono contratti di lavoro, si declassano contratti nazionali ad aziendali.
Nel mercato delle merci, compresso da un eccesso di capacità di offerta e/o da insufficienza del reddito che smaltisce, tuttun’altra musica: hanno più bisogno i Produttori di vendere che i Consumatori di acquistare. Gli AD dell’industria automobilistica, affetti da un 30% di surplus produttivo che ingolfa il magazzino, si danno un gran da fare ad aumentare la produzione per tornare all’utile.
Nei due mercati questo quel che si mostra; scrutando ancora si scorge il nuovo: la crescita economica rende la pratica del consumo indifferibile; l’acquisto ben oltre la necessità. Un obbligo d’esercizio per gli operatori.
Occhio: lì c’è lavoro da contrattare, chi vi lavora da rappresentare; accordi da negoziare, compensi da accreditare. C’è anche chi, per dare ristoro a quel proprio bisogno, dovrà mettere sul piatto i propri averi: quel profitto, da redistribuire, buono per tenere attiva quella funzione consumo che migliora gli utili d’impresa.
Per il sindacato l’occasione per uscire dal guado mediando la debolezza con la forza di quel lavoro incomprimibile esercitato da lavoratori instancabili. Lavoro già tassato, con l’Iva sugli acquisti e la Tarsu sul consumato, non retribuito; da retribuire per aumentare il potere d’acquisto e andare oltre la crisi.

Mauro Artibani
Per approfondire il tema trattato: PROFESSIONE CONSUMATORE
Paoletti D’Isidori Capponi Editori
Marzo 2009

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