venerdì 13 agosto 2010

PRECARIO IL LAVORO, PRECARIO IL REDDITO: PRECARI GLI ACQUISTI


Perché si rende precario il lavoro se il reddito che ne deriva foraggia gli acquisti che consentono all’economia di crescere?
Oibò, perché si continua a ritenere che occorra dar premio di corposo profitto alle imprese per produrre, generare ricchezza e magari dare pure ristoro al bisogno dei Consumatori: che tenerezza!
Ma fatemi il piacere.
Rimettiamo le cose in ordine.
La regola aurea, che governa l’economia dei consumi, dice che occorre acquistare ben oltre il bisogno e consumare per smaltire il prodotto e far nuovamente produrre, per dare continuità al ciclo produttivo, sostanza alla crescita economica.
Appiccicata alla prima, la seconda regola dice che la crescita economica rende l’esercizio dell’acquisto una pratica indifferibile, indi per cui poscia, obbligato l’esercizio del consumo: un lavoro!
Et voilà la terza regola. Afferma: occorrono redditi adeguati per poter acquistare, quindi consumare, al fin di far crescere l’economia.
Se tanto mi dà tanto quel lavoro precario, ed i redditi insufficienti che ne derivano, impallano il meccanismo economico.
Si dirà: ma la precarietà è una delle forme della flessibilità di cui l’impresa ha bisogno per essere competitiva sul costo del prodotto e vendere di più.
Già e quel prodotto, prodotto in più, con quali denari potrà essere acquistato?
E se non acquistato, chi vorrà nuovamente produrre?
Così si rompe il giocattolo!
Per salvare capra e cavoli non resta allora che remunerare il lavoro di consumazione che, ancorchè indifferibile, garantisce lo smaltimento di quanto prodotto e fa nuovamente produrre.
Chi paga?
Quelli che, approfittando dell’obbligo di consumazione dei coscritti, vedono ridotto il rischio d’impresa e garantiti gli utili.
Con quale moneta?
Ridotto il rischio di non smerciare il prodotto, si deve ridurre il profitto che remunera quel rischio: quelle moneta va redistribuita!
Onorevoli politici tocca a voi.
Questo è il vostro mestiere: datevi da fare, il tempo stringe.

Mauro Artibani
Per approfondire il tema trattato: PROFESSIONE CONSUMATORE
Paoletti D’Isidori Capponi Editori
Marzo 2009

www.professionalconsumer.splinder.com
www.professioneconsumatore.org

giovedì 5 agosto 2010

L’ESERCIZIO DI CONSUMAZIONE, UN MESTIERE NUOVO DI ZECCA


L’ESERCIZIO DI CONSUMAZIONE, UN MESTIERE NUOVO DI ZECCA

Et voilà l’esecizio di consumazione: un mestiere nuovo di zecca.
Sta ficcato dietro le quinte del meccanismo produttivo.
Quell’esercizio necessario acciocchè, mediante l’acquisto, la merce si trasformi in moneta; con la fase di utilizzo del prodotto venga disposta la ri-produzione.
Con il denaro si adempie alla pratica d’esercizio; il ristoro alle “necessità” - nella forma del bisogno, della passione, delle emozioni, finanche nel consumo d’esperienza - fa il resto.
Compito d’istituto generare la domanda che smaltisce l’offerta presente sul mercato.
Siffatte azioni sono agite da operatori agenti nel ganglio vitale dell’attività economica, là dove il valore diviene ricchezza, il reddito diviene merce che, smaltita, diviene rifiuto.
Cotanto fare impone elevati standard professionali all’agire:
• Per il controllo della redditività del reddito disponibile
• Per rifocillare il potere d’acquisto traendo profitto dalla forza contrattuale
• Per stabilizzare gli squilibri che impallano il meccanismo dello scambio
• Per gestire quella domanda che coniughi crescita economica e salvaguardia dell’ambiente
Cotanta azione, con tanti individui a fare, fanno una lobby. Riconoscersi nel coniugare tornaconto e responsabilità conforta il concorso plurale, mitiga il gesto singolare, incontra il bene comune.
Per fare tutto questo occorre determinazione. Non sarà semplice: si può fare!
Alè Professional Consumers.

Mauro Artibani
Per approfondire il tema trattato: PROFESSIONE CONSUMATORE
Paoletti D’Isidori Capponi Editori
Marzo 2009

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