venerdì 25 novembre 2011

VENI VIDI VICI, TUONA IL PROFESSIONAL CONSUMER

Quest’accidente di Professional Consumer dice, mostra, scrive una successione di fatti: • La crescita economica rende l’esercizio del consumo indifferibile; un obbligo l’esercizio di spesa. • Sta in sovrappeso, vestito alla moda a bordo di un Suv, il Consumatore affrancato dal bisogno. • Fa i conti con l’eccesso di offerta l’Impresa; magazzini pieni e merci svalutate. • Hanno più bisogno i Produttori di vendere che i Consumatori di acquistare. • I redditi da lavoro erogati dalle Imprese per produrre risultano insufficienti a smaltire quanto prodotto. • Generare per troppi anni ricchezza con il debito, che surroga redditi, ha fatto sboom. • Le Imprese sovrapproducono svalutando valore, bruciando ricchezza; quelli che producono credito, indebitati stanno sull’orlo del baratro. Tira le fila: questi i fatti che fin ieri hanno mosso l’economia, oggi la bloccano. Prosa: tal fatti, disfatti e ben bene rifatti possono sbloccarla. Chiosa: dunque, si estrae più valore dall’esercizio del consumare che dal produrre. Pronostica: verso il Capitalismo dei Consumatori! Prosit. Mauro Artibani Per approfondire il tema trattato: PROFESSIONE CONSUMATORE Paoletti D’Isidori Capponi Editori Marzo 2009 www.professionalconsumer.splinder.com www.professioneconsumatore.org

giovedì 17 novembre 2011

LA CRISI, QUALCUNO LA RACCONTA COSI’…

La crisi, qualcuno la racconta così: Le Imprese producono più di quando vendono; bruciando valore minano la crescita. Il lavoro che non genera reddito adeguato a smaltire il prodotto non ri-genera lavoro. Quelli del credito, mancano di credito, screditati. I Consumatori orfani di reddito, ignudi di credito stanno in stand by; l’economia che ha fin quì funzionato a debito non funziona più! Quel gagliardo empirista si è messo a fare le pulci agli ideologi di questo andazzo fin quando scorge, in un agitato consesso sulla crisi, sparuti “esperti” che brandiscono tomi di dottrine scadute. Li prende di petto: voi con le vostre dannate ricette avete proposto stimoli in tutte le salse per dare spinta ai consumi. Cacchio, ricette di reflazione, le più disparate, per lo più a debito, per il timore che tocchi ai prezzi scendere per sostenere gli acquisti. Infervorato da vis teoretica, a quei timorati della deflazione scaglia un anatema: per sostenere i prezzi si è fatto esplodere il debito, per rimettere il debito occorrerà far esplodere i prezzi! Cacchio cacchio cacchio: così si riduce ancora il potere d’acquisto; loro sbarrano gli occhi, lui sbatte la porta e li lascia lì. Qualcosa si muove sul fronte occidentale: c’è chi sta con le Imprese, lui con i Consumatori. Già, sta più valore nell’esercizio del consumare che in quello del produrre: ci sarà da meditare. Mauro Artibani Per approfondire il tema trattato: PROFESSIONE CONSUMATORE Paoletti D’Isidori Capponi Editori Marzo 2009 www.professionalconsumer.splinder.com www.professioneconsumatore.org

mercoledì 9 novembre 2011

OCCORRE AGGIORNARE IL RAPPORTO PREZZO/UTILI DALL’OGGI AL FUTURO ANTERIORE

La “dannata sequenza” sta tutta in un tormentone: un riflesso dell’aumento della produttività si mostra nella riduzione del costo del lavoro*; altrettanto la sovraccapacità produttiva dell’impresa quella che, per essere smaltita, impone la riduzione del ciclo di vita dei prodotti. Un eccesso tira l’altro e poi un altro ancora. Quei redditi da lavoro insufficienti, che non smaltiscono alla bisogna, fanno ancor di più: aumentano le scorte di merci in magazzino che la costante innovazione di prodotto, figlia dalla competizione, svaluta, non svuota, anzi raddoppia**; per le aziende il tempo di ammortamento dei costi si riduce. Al mercato sottocasa, dove non si va tanto per il sottile, si fronteggiano l’aumento del volume delle merci offerte ed una ancor più ridotta capacità di spesa di chi fa la spesa, non più supportata dal supporto del credito; in mezzo, a prendere schiaffi, sta la riduzione dell’utile d’impresa. Un bel guaio. Per uscire dal guado, ripristinando il valore di quelle merci, alle imprese tocca investire quel profitto, non impiegato nella ri-produzione, per smaltire l’invenduto rimpinguando il potere d’acquisto degli smaltitori. Investimento mediante opzione: ridurre il prezzo di quell’offerta/aumentare il costo di produzione della domanda. Scandalo: si riduce il reddito d’impresa; all’utile si sottrae il profitto! Un colpo! “SELL” per quegli analisti di borsa in “tempo reale” che studiano il rapporto P/U delle aziende quotate: tirano una linea, fanno una frazione; sopra sta il prezzo dell’azione delle aziende anzidette, sotto l’utile generato da quelle aziende. Già, visto che per la media storica delle quotate allo S&P500 il rapporto da’ 15, quando scende il numeratore si va oltre quel 15, l’azione risulta sopravvalutata: sell, appunto. Questo dice un mercato che fissa strabico l’oggi; questo non dice quello abitato da ebri analisti che invaghiti di produttività/competitività tout court, balbettano invece BUY. Buy che non misurano le diseconomie degli eccessi, proprio quelle che i tempi lunghi della crisi mostrano, quelle che tirano giù gli utili. Né allarmati sell né miopi buy servono a raddrizzare i fatti. A quelle diseconomie occorre fare la festa: investire oggi per smaltire il prodotto fornisce stimolo alla crescita, garantisce il domani e la continuità del ciclo produttivo che non svaluta le scorte, neppure gli utili. Investire il profitto è utile, pulisce quelle farragini che intralciano produttività e competitività, fa utili. E’ tempo di aggiornare quei P/U dal troppo prossimo oggi o giù di lì, ad un futuro anteriore, che si intravvede, dove si mostrano più stabili e sostenibili gli utili, più trasparenti ed efficaci le stime. * Il rapporto del Budget Office, l'organismo indipendente del Congresso Usa, che fornisce analisi economiche, dice che tra il 1979 e il 2007 i redditi della classe media sono rimasti al palo **Nel 2005 il surplus produttivo dell’industria automobilistica mondiale era pari a 25 mln di auto, nel 2010 sono 30 mln: 90mln offerte, 60 mln domandate. Mauro Artibani Per approfondire il tema trattato: PROFESSIONE CONSUMATORE Paoletti D’Isidori Capponi Editori Marzo 2009 www.professionalconsumer.splinder.com www.professioneconsumatore.org

venerdì 4 novembre 2011

DENTRO L’ECONOMIA DEI CONSUMI STA IL VACCINO DALLA CRISI

Il vaccino per il veleno del serpente viene estratto da quello stesso veleno, pari pari quello della crisi può essere estratto dall’economia che l’ha generata. I fatti stanno pressappoco così: L’economia dei consumi succede per trasmutazione all'Economia della Produzione quando l’offerta supera la domanda. Quando insomma si vincola la crescita all’indifferibile esercizio del consumo si chiude un’epoca, si apre al nuovo: in tre tempi e un eppoi. Primo tempo. È il tempo della reflazione, del mercato sotto tutela. All’uopo vengono attrezzate Agenzie, la Pubblicità, il Marketing per dare sostegno alla domanda; moda, vetrine scintillanti e altro ancora daranno sprone agli acquisti. Quando poi “tutto quel che serve per vivere” diviene merce, si da’ corso ad un aumento esponenziale dei consumi. La vita si acquista, quell’acquisto genera ricchezza; più spesa più ricchezza ed un resto: l’affrancamento dal bisogno. Il meccanismo economico, incorporando la funzione Consumazione, potenzia la capacità produttiva del sistema; non verrà fatto altrettanto con le risorse di reddito necessarie ad esercitare quella funzione. Secondo tempo. Si aggiusta il tiro e accanto a quelle agenzie che sollecitano la domanda, spuntano come funghi quelle del Credito che devono surrogare il reddito, reflazionare l’economia. Con un offerta di denaro irrinunciabile ad acquirenti impenitenti viene generata ricchezza con il debito. Un ossimoro che prima illude il benessere, poi farà saltare i conti. I nodi vengono al pettine: l'offerta in eccesso dipenderà ancor più da una domanda di colpo renitente, la produzione dal consumo, il Produttore dal Consumatore. Terzo tempo. La domanda comanda, i rapporti di forza tra gli operatori economici si rovesciano. Il mercato dovrà trovare un nuovo equilibrio, costruire regole nuove; ridefinire i ruoli degli attori del mercato, i compensi di ruolo, le gerarchie di ruolo, gli oneri e gli onori; pure revocare quelle tutele al mercato che non fa il prezzo di questi squilibri. Giustappunto quando quella funzione della consumazione, la domanda, si mostra unico bene scarso sul mercato potrà trovare ristoro, quel valore remunero, ancor più quando si intravvede il maggior valore generato dall’esercizio del consumare rispetto a quello del produrre. Una nuova allocazione del reddito dovrà retribuire quell’esercizio per riattivare il meccanismo dello scambio, dare sostegno alla crescita e ricostruire nuova ricchezza. Eppoi… Eppoi, governo di quella domanda che perseguendo il tornaconto individuale genera crescita prospera per tutti. Domanda che contratta la quantità e qualità del prodotto: merci non sprecone di risorse naturali, pure ipo-energivore ed eco-compatibili che riducono costi e prezzi. Domanda che fornisce misura all’azione per l’oggi, domani e dopodomani alfin di poter continuare ad intascare il dividendo di competenza. Domanda competente, appunto, che migliora la capacità di spesa, la redditività del reddito; fornisce credito al ruolo e dignità all’atto. Giustappunto una gagliarda competizione imbastita con l’offerta dentro il libero mercato liberato, genera tornaconto e disciplina; vantaggi singolari e plurali, particolari e generali. Già, può accadere fin questo dentro i territori dell’economia: tracce di produttività sociale, proprio là dove etica e responsabilità non trovano albergo. Mauro Artibani Per approfondire il tema trattato: PROFESSIONE CONSUMATORE Paoletti D’Isidori Capponi Editori Marzo 2009 www.professionalconsumer.splinder.com www.professioneconsumatore.org