giovedì 21 marzo 2013

UNA PROPOSTA INUSITATA PER USCIRE DALLA CRISI

In Europa la strategia anticrisi trova nella riduzione del debito la formula al grido di “consolidamento fiscale”; negli Usa si tenta di fare il contrario. Vediamo cosa accade, mettiamo in fila dati macroeconomici cosi come arrivano: Tra le oltre 400 società americane che fanno parte dell'indice S&P 500 e che hanno comunicato i risultati del quarto trimestre 2012, il 72% ha evidenziato un utile sopra le stime. In termini di fatturato, il 66% delle imprese ha registrato un giro d'affari migliore delle attese, insomma, si vende. Si, si vende. Le spese dei consumatori sono salite dello +0,2% a gennaio. I redditi personali però sono scivolati -3,6%, riportando il tonfo più forte in 20 anni. Il tasso di risparmio è anch'esso sceso al 2,4% a gennaio, al minimo in sei anni. L'inflazione misurata dalla componente core dell'indice dei prezzi al consumo è salita +0,1%. La Federal Reserve dice che i crediti al consumo sono aumentati a gennaio negli USA da $16,2 miliardi a $2,8 bilioni. Nuovo doping pure del debito federale: da quattro anni consecutivi superiore ai 1000 mld dollari/anno. Crescita, insomma, sussidiata con il debito. Per tutta risposta, l'economia a stelle e strisce continua a crescere in modo modesto ma costante, questo dice il Beige Book della Fed rilasciato il 6 Marzo. Pesano il sequester e le altre incertezze legislative; il mercato del lavoro continua a non manifestare concreti segnali di ripresa. Nel frattempo il Pil nell'area dell'euro, nel terzo trimestre 2012, è diminuito dello 0,1%. Ci si attende che continui a contrarsi anche in T4 (-0,4%), così come anticipato dal basso livello di fiducia registrato dalle inchieste e dalla brusca flessione della produzione industriale a ottobre. La disoccupazione raggiunge il massimo all'11,7%. I debiti sovrani non si riducono, anzi crescono, così pure i deficit. Dall'una all'altra parte dell'Atlantico, insomma, botte corna e chitarra rotta! Di qua, per ridurre il debito si va in recessione; di là, per evitare la recessione si fa debito. Risultato: per i primi, recessione e ancor più debito; per i secondi più debito per sostenere una crescita che si mostra insufficiente a ripagare il debito. Orbene, mentre continuano a darsi battaglia i soloni dell'una e dell'altra sponda, senza cavare un ragno dal buco, quella mole di debito ha reso il credito inattingibile sbarrando il passo a tutti gli esercizi di reflazionamento forzato dell'economia. Occorre, insomma individuare passi carrabili, magari inusitati, per uscire dal guado. Toh: la crescita si fa con la spesa, quella privata da sola ne fa il 60%; spesa che deve generare il reddito necessario a rifare la spesa. Tal circolo virtuoso occorre garantire, allocando quei ricavi di reddito per retribuire chi con la spesa retribuisce. Giustappunto, il modo per dare continuità al ciclo economico e sostanza alla crescita. Mauro Artibani Studioso dell’Economia dei Consumi www.professionalconsumer.wordpress.com

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