Sale
il numero degli italiani che riesce a risparmiare. "Per il
quarto anno consecutivo cresce la quota di italiani che affermano di
essere riusciti a risparmiare negli ultimi dodici mesi: passano dal
37% del 2015 al 40% attuale, il dato più alto dal 2003, superando di
gran lunga coloro che consumano tutto il reddito (il 34%, erano il
41% nel 2015)". Sta scritto nell'indagine Acri-Ipsos su "Gli
Italiani e il Risparmio".
Al
contempo, però, "tornano ad aumentare le famiglie in saldo
negativo di risparmio, dal 22% del 2015 al 25% attuale, perché
cresce il numero di coloro che intaccano il risparmio accumulato (dal
16% dello scorso anno al 19% attuale) e rimane costante al 6% la
percentuale di chi ricorre a prestiti".
Dunque,
ci sono quelli che risparmiano, quelli che non ce la fanno; ci sono
pure 47 paperoni che hanno in tasca gli stessi quattrini che ha il
50% della popolazione che ha meno.
E
tutto quell'oceano di denaro che hanno riversato in ogni dove i
gestori delle politiche monetarie?
Nell'Eurozona
l'eccesso di liquidità bancaria ha raggiunto un nuovo picco storico.
Lo segnalano i dati diffusi dalla Bce.
Già,
però la liquidità in eccesso nelle banche dell'Eurozona ha
raggiunto 1.096 miliardi, tra questi anche 401 miliardi depositati
overnight presso la Bce e remunerati al tasso di interesse annuo di
-0,4%.
Cavolo,
questo è il segno di come il denaro, nonostante gli sforzi espansivi
della Bce, non riesca a trovare immediato impiego nell'economia reale
e venga conseguentemente parcheggiato. L'eccesso di liquidità
generalmente riflette la presenza di una pronunciata avversione al
rischio.
Perchè
accade questo?
Perchè
i paperoni, dei prestiti non ne hanno bisogno; i paperi non li
vogliono, ai depauperati non li danno!
Già,
un bel garbuglio.
Essipperchè,
quella ricchezza generata con la spesa - nel
2015 il Pil risulta pari a 1.642.444 milioni di euro
– viene mal trasferita dalle
Imprese ai soggetti economici attraverso il remunero del capitale e
del lavoro. Tal trasferimento mette in tasca ad alcuni più di quanto
possano ragionevolmente spendere; a quelli magari ciccioni, quelli
vestiti alla moda e a quelli che vanno in Suv oltre quanto abbiano
voglia di spendere; quel poco che resta va a chi, quei 9,3
milioni gli italiani che non ce la fanno e sono a rischio povertà,
ha bisogno di fare tanta spesa per
andare oltre la vita grama.
Insipienza economica? Macchè, ancora quel dannato paradigma che
sovrintende al pensare e al fare dei trasferenti; quello che
attribuisce all'impresa la generazione della ricchezza.
Senza scomodare l'euristica si potrà, con un trasferimento di tal
fatta, fare tutta la spesa che serve a smaltire la merce prodotta per
rifare tutta ricchezza possibile?
Se dovesse restare latte inveduto caglierà, i quotidiani rimasti in
edicola incarteranno il pesce, la moda in vetrina passerà di moda,
le auto in magazzino cominceranno ad arruginire. Essì, la spesa che
verrà a mancare brucerà il valore della merce invenduta.
Figuriamoci la ricchezza.
Scomodando
l'euristica si potrebbe cambiare il paradigma, magari con questo,
nuovo di zecca:
"La crescita si fa con la spesa. Così viene generato reddito,
quel reddito che serve a fare nuova spesa. Tocca allocare quelle
risorse di reddito per remunerare chi, con la spesa, remunera."
Quando dal suo sito, Gary North, con
sconcerto si domanda: "Quale servizio produttivo deve aver
svolto la persona, che esercita la domanda, al punto da ottenere
denaro?"
Beh, la domanda fa il 60% del Pil
quindi, per fare la crescita, il domandante viene sottoposto
pressappoco ad un obbligo. Per il servizio produttivo: con la spesa
trasforma la merce in ricchezza, consumando l'acquistato fa
riprodurre, da' continuità al ciclo, sostanza alla crescita. Per
farlo impiega risorse scarse.
Basta?
Mauro
Artibani
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