lunedì 1 settembre 2008


Encomiabili Colleghi,








Sono un individuo sano di media statura; maschio adulto di razza bianca, che ostenta, il grigio della rada chioma. Provo diletto nell’esercizio del consumare, ancor più quando mi aggiro nel mondo delle merci con fare professionale.
Faccio questo perché sento necessario mettere in campo il presidio del mestiere per dare un sostegno operativo alla mia condizione benestante.
Lo faccio pure per sottrarre i miei comportamenti alla routine del compracompra che rischia di avvizzire il “me”.
Amo uscire di casa per fare affari nel fare shopping: questo mi delizia. Così acchiappo tre piccioni con una fava:risparmio, guadagno e inoculo ricostituente per la mia mente.
Un Mestiere, quindi, fatto di passione, competenza e un po’ di gaudio: non è difficile.
Il gaudio sta già nel DNA del consumatore; la passione si compra ad ettolitri, magari, da quegli individui prolifici che non sanno ma fanno, magari i genitori,
La competenza invece, acquisita con passione studiando e ristudiando, la vende il geometra come credito di esercizio.
Eccomi fatto professionista del consumo; puro distillato della abnegante passione genitoriale; della sagace competenza del signor Rossi, stimato agrimensore; corroborato dal gaudio, magari solo un pizzico.
E vai col tango, allora, nella balera del Mercato, dove tutti insieme si balla sulle note di “una vita spesa a fare la spesa”
avvinti dall’afflato poetico del testo. Tutt’affatto prosaico invece l’atteggiamento che si lascia intravedere: una vera e propria MISSIONE.
Quest’appannaggio simil-spirituale viene conclamato dalle virtù dei gesti quotidiani di consumo: abnegazione, costanza, sacrificio, speranza.
Questi i tratti dell’incedere coreutico per l’individuo consumatore; questi i rituali incombenti di una “religione laica”.
Qui sembra trovare espressione l’estasi del benessere.
Proprio qui si mostra una patente fragilità.
C’è in giro un cronico eccesso di offerta,per riequilibrare le sorti, a questa deve fare il paio l’eccesso di domanda : consumo nutrito dalla manna del debito, ingrassato dall’abiura al risparmio.
L’ alchemico equilibrio parrebbe scorgersi infatti nel manifestarsi di forme di prodigalità estenuata, espressione propria di una teleologia del consumo.
Se così fosse la miopia mostrerebbe i caratteri dell’evidenza.
Pur mettendo la sordina alle perigliose elucubrazioni attorno alla liceità di simili atti di governo dell’economia, non appare convincente, in un mondo secolarizzato, laicizzato, ancor più affetto da congenito relativismo, l’affidare il già precario equilibrio del sistema a pratiche che sembrano mostrare echo mistiche: non ci “crede” più nessuno.
Per eliminare ogni possibile azzardo si rende allora indispensabile disporre, con apposito atto deliberativo, una cogente quandanche omeopatica risoluzione:
rompere le escatologie del consumo.
Anzi, si deve fare di più: bisogna condurre noi le danze, farci Musici, comporre sinfonie potenti, giocose, espressioni della forza del nostro ruolo acciocché ognuno possa, sedotto da Tersicore, sgambettare su quella pista: allegro ma non troppo.
Ci aspetta un duro lavoro.
Dobbiamo, con la prerogativa delle nostre azioni, farci costruttori di una nuova egemonia. Rendere cosi’ spendibile un rutilante paradigma : Consumo ? Lavoro !
Questo il modo per fornire continuità al sistema rimuovendo le aporie che lo sfiancano; per cacciare, il sistema della produzione fuori dal cul de sac dell’eccesso.
Non è facile, non possiamo sottrarci però. Questo ruolo incombe su di noi.
Ruolo pesante, ingrato. Altro che edonismo.
Costretti dal nostro impegno civile, si rende necessario riacquisire il controllo delle pulsioni emotive, recuperare lucidi gesti di ragione; farci consumernauti in uno spazio tutto da esplorare.
Bisogna cercare, trovare, mettere a frutto il Valore Aggiunto della nostra pratica di consumo.
Fatti laici, pragmatici, fors’anche opportunisti, in un bilico spudorato tra vizi e virtù, alè……a caccia di occasioni dentro quello scibile multicolore.
C’è tutto dentro, dalla A di Avarizia alla Z di Zuzzurellone.
Alla D c’è Desiderio, sottoporlo a regime è un obbligo; alla F Fedeltà, se ben gestita, rappresenta una grossa opportunità per farci guadagnare; alla I si trovano Informazione e Identità, se controlliamo la prima possiamo modificare a piacimento la seconda. Per farlo occorre Ironia ma questa la si trova da presso.
Poi c’è la M di Mercato, il luogo dove esporre la nostra mercanzia, più avanti c’è Misura, il modo per fornire confine agli atti di consumo ed ancora, alla R c’è Responsabilità e questa dobbiamo acquisirla per intero, così come il Sapere per farci Selettivi, che troviamo alla esse.
Ancor più giù nella T, toh…..:Temperanza, educarci ad un simile precetto può risultare conveniente.
Insomma: c’è molto da fare: bisogna vigilare; ci sono atteggiamenti che vanno calibrati, condizioni che devono essere contrattate, alleanze da conquistare, crediti da reclamare, pure significati da elaborare.
Solo così attrezzati potremo mostrare i muscoli.
Solo così, finalmente ottenere ristoro.



Diamoci da fare.

Mauro Artibani
www.professionalconsumer.splinder.com
www.professioneconsumatore.org

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